REGGIO EMILIA – Ultimo giorno di lavoro, oggi, per Fausto Nicolini, che va in pensione. Da domani sulla poltrona di direttore generale dell’Ausl ci sarà Cristina Marchesi, che in questi anni ha ricoperto il ruolo di direttore sanitario. Ecco un ritratto di Fausto Nicolini, che per 10 anni ha guidato l’Ausl e ha gestito tre anni fa l’unificazione con il Santa Maria Nuova.
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“Quello di cui parlo sempre è che c’è stata una continuità di direzione. La squadra che è partita 20 anni fa si è passata il testimone. In altri territori succede che chi arriva dopo distrugge quello che è stato fatto prima. A Reggio non è accaduto”. Rispondeva così Fausto Nicolini, poco più di un anno fa, al cronista che gli chiedeva quale fosse la cosa di cui era più orgoglioso nella sua lunga attività ai vertici della sanità reggiana. Rispondeva sottolineando il valore del lavoro di squadra e rivendicando la continuità con chi era venuto prima di lui. Ora che va in pensione, è giusto ricordare che Fausto Nicolini non è stato un manager della sanità qualunque. E’ stato invece una delle personalità più influenti della nostra comunità negli ultimi 25 anni, fin dal 1996, quando fu nominato direttore del distretto Ausl di Correggio. E’ stato il prodotto di una scuola che forma e mette alla prova professionisti di valore che credono nella funzione insostituibile della sanità pubblica. E’ anche per merito suo se a Reggio il pubblico vale il 90% della sanità, contro il 70 della media regionale e percentuali assai inferiori a livello nazionale. Sanità pubblica non come servizio per chi non può permettersi di meglio, ma come servizio di qualità. “Quando dico questo a Roma, quasi nessuno crede a questi dati, perché a Roma molti pensano che la qualità stia nel privato e non nel pubblico”.
Al di là dei grandi progetti – come il Centro oncoematologico inaugurato nel 2016 durante la direzione di Antonella Messori o il Mire, l’ospedale materno infantile ormai arrivato alla fase dell’appalto – Nicolini è stato l’uomo che ha gestito l’unificazione fra azienda sanitaria e Santa Maria Nuova; il direttore generale che ha teorizzato e messo in pratica l’idea secondo la quale i 6 ospedali della provincia devono essere in realtà un unico, grande ospedale e che ha potenziato i servizi sul territorio per le patologie croniche e non solo con le Case della salute. Naturalmente, anche le sue scelte sono criticabili: l’emergenza Covid ha messo in luce i limiti della nostra sanità? E’ saggio investire 42 milioni sul Mire? Era inevitabile rimandare 130mila prestazioni specialistiche a data da destinarsi? Domande legittime, che nulla tolgono alla profondità dell’impronta che Nicolini ha lasciato nella sanità reggiana.
Stasera (martedì 30 giugno) alle 21 Telereggio riproporrà l’intervista realizzata per Decoder il 7 maggio dell’anno scorso, nel corso della quale Nicolini parla della sua vita nella sanità e della storia della sua famiglia, tragicamente segnata dall’ingiusta condanna del padre Germano per l’omicidio di don Umberto Pessina.
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