REGGIO EMILIA – In totale dal 2020 al 2024 i reggiani hanno speso di ticket sanitari, come compartecipazione alle spese per prestazioni di specialistica ambulatoriale e pronto soccorso, quasi 80 milioni di euro, per essere precisi 78 milioni e 862.167 euro (anche se i dati del 2024 non sono ancora del tutto definitivi). Si è passati da una spesa di 12 milioni e 700 mila euro del 2020 a quasi 18 milioni del 2024.
Per alcuni esami c’è la riscossione diretta, altri invece, come i day service o gli esami istologici, non vengono pagati subito. Il totale da riscuotere nei 5 anni per l’Ausl era di 8 milioni e 158.812 euro, di questi sono entrati in cassa 5 milioni 700 mila, con circa 2 milioni e mezzo di differenza, ancora da incassare. Nel quinquennio dunque il non riscosso costituisce il 3,1% del totale.
L’invio a recupero coattivo tramite Agenzia delle Entrate è di 628.638 euro, dato provvisorio perché sul 2023 e sul 2024 ci sono ancora dei recuperi pendenti. La Regione ha lanciato ora un’azione di recupero che coinvolge le singole aziende sanitarie, il direttore generale dell’Ausl di Reggio Davide Fornaciari per la nostra provincia parla di un sistema virtuoso, che può sempre migliorare nella tempestività del recupero.
A partire dal 1 gennaio di quest’anno poi l’accesso non appropriato al Pronto soccorso (per prestazioni non urgenti) comporta il pagamento di un ticket di 25 euro per la prima visita. A questo ticket si aggiungono: un ulteriore ticket di 23 euro per ogni eventuale successiva visita di consulenza richiesta dal medico di Pronto soccorso e un ticket massimo di 36,15 euro per gli esami eventualmente prescritti dal medico di Pronto soccorso. In questo modo la Regione e le singole aziende, dando seguito alla normativa nazionale, contano di rafforzare il sistema di recupero dei crediti non ancora riscossi.
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