REGGIO EMILIA – Scadranno alla fine di giugno decine di rapporti di lavoro avviati per dotare gli ospedali, ma soprattutto la medicina territoriale, di personale aggiuntivo necessario per far fronte all’emergenza Covid.
“Questi contratti sono stati fatti ad esempio coi pensionati, che torneranno a fare i pensionati – le parole della presidente dell’Ordine dei medici, Anna Maria Ferrari – Oppure con giovani neolaureati che intanto si sono iscritti al corso di medicina generale o alle scuole di specializzazione medica”. L’iniezione di personale sanitario aggiuntivo ha alleviato la pressione esercitata dalla pandemia sulle strutture ospedaliere e sui servizi territoriali. E ha dato una mano nel gestire la campagna vaccinale. Un “contingente Covid” che, per quanto riguarda i medici, ha visto insieme veterani e nuove leve. I cui contratti, stipulati in modo flessibile, volgono al termine.
Non saranno rinnovati ai professionisti che, nonostante la pensione, avevano deciso di tornare operativi. Mentre la stabilizzazione è rinviata per gli specializzandi, che dovranno appunto attendere di terminare il proprio percorso di perfezionamento. Tra le altre figure assunte a tempo determinato ci sono gli operatori sociosanitari e altri professionisti come i tecnici di radiologia o di laboratorio, oltre agli infermieri.
“Anche sugli infermieri c’è carenza – ha aggiunto la Ferrari – Può essere che scadano contratti e ne vegano accesi altri. Ma non c’è stata la carenza che si registra per quel che riguarda i medici”.
A conti fatti, afferma la presidente, la sanità reggiana ha affrontato il Covid in pratica con l’organico di cui disponeva al momento dello scoppio dell’emergenza. Alla quale, da tempo, se n’è aggiunta un’altra: quella del recupero delle lunghe liste d’attesa che si sono formate tra visite specialistiche, esami diagnostici, e interventi chirurigici.
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