REGGIO EMILIA – Abbattere le liste d’attesa attraverso un nuovo modello organizzativo, ma anche per mezzo di un aumento del 20% dell’offerta di prestazioni disponibili: è l’obiettivo enunciato il 28 giugno scorso dall’Ausl di Reggio, che ha stilato nelle ore scorse un bilancio dei primi 10-12 giorni di attuazione del piano. Ma in che modo l’azienda sanitaria pensa di offrire 145mila visite specialistiche in più e 133mila esami diagnostici in più? Con quali strumenti si conta di poter fare adesso ciò che non si riusciva a fare fino a ieri?
Il piano per l’abbattimento delle liste d’attesa è fondato su tre pilastri. Il primo è la richiesta di uno sforzo straordinario ai professionisti dell’azienda sanitaria, con una maggiore disponibilità e un allungamento degli orari di lavoro. E’ previsto che i medici dipendenti dell’azienda garantiscano l’84% delle visite specialistiche in più e il 50% degli esami diagnostici aggiuntivi.
Il secondo pilastro è quello delle nuove assunzioni. Delle 145mila visite in più, 25 mila saranno fatte da neoassunti.
Infine il terzo pilastro, non ultimo per importanza, è il rapporto con il privato accreditato. In sostanza l’Ausl ha chiesto a Villa Verde, Salus Hospital, Medical Center, Ctr e così via di impegnarsi a loro volta per aumentare il numero di prestazioni che sono in grado di fornire. Naturalmente questo impegno ha un costo per l’Ausl e tuttavia il confronto non è stato facile. I privati, infatti, vivono le stesse difficoltà della sanità pubblica e faticano a far fronte alla domanda. Inoltre – non c’è bisogno di dirlo – guadagnano di più con le prestazioni a pagamento che con quelle in convenzione. La mediazione raggiunta è che i privati dovrebbero garantire il 16% delle visite aggiuntive e la metà degli esami diagnostici in più.
Sono invece ancora tutti da valutare gli effetti concreti del decreto-legge varato dal Governo all’inizio di giugno. Nei piani dell’Esecutivo, il taglio delle liste d’attesa deve essere ottenuto dalle aziende sanitarie senza risorse aggiuntive.
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