REGGIO EMILIA – I casi più gravi saranno portati al pronto soccorso di Reggio Emilia e, in parte, a quello dell’ospedale di Guastalla. Per i casi di lieve entità invece ci saranno i Cau, ovvero gli ambulatori dedicati nei quali saranno operativi i medici di continuità assistenziale, le ex guardie mediche. La riforma della rete di emergenza urgenza, presentata dalla Regione e approvata dalla conferenza socio sanitaria territoriale formata dai sindaci, è stata pensata per separare le emergenze vere e proprie dalle urgenze, ovvero dai codici meno gravi, cosidetti bianchi e verdi, responsabili del 70% degli accessi al Pronto Soccorso. L’obiettivo è quello di, da una parte, alleggerire il carico di lavoro di un servizio alle prese con una cronica e drammatica carenza di personale, e dall’altra risolvere il problema delle lunghe attese.
“Ringrazio i sindaci che hanno capito l’importanza della sfida che abbiamo dinnanzi per salvare il sistema dell’emergenza urgenza, perché oggi c’è una crisi di personale che non riguarda i finanziamenti ma proprio la vocazione”, ha detto l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini.
La riorganizzazione sarà messa in atto nei prossimi mesi: i primi Cau (Centri di assistenza per le urgenze) saranno attivati in città, nella casa della salute Ovest, a Scandiano e a Correggio. Tornano le squadre di assistenza domiciliare, sulla base dell’esperienza delle Usca durante la pandemia. Si chiameranno UCA e saranno composte da un medico e un infermiere: saranno sei, una per ogni distretto, che si appoggeranno su 11 ambulatori dedicati ma potranno anche andare a casa dei pazienti.
La riorganizzazione ha riguardato anche i mezzi. Sono previste sei autoinfermieristiche, una per ogni distretto sanitario. Poi quattro automediche con sede a Reggio, Castelnovo Monti, Scandiano e Novellara. In via sperimentale per sei mesi saranno attivate altre due ambulanze con infermiere a bordo da Reggio e dalla Val d’Enza. I sindaci hanno votato tutti a favore della riforma, a parte Casalgrande e Bagnolo che si sono astenuti. “E’ stato un lavoro importante con i sindaci del territorio, con i sindacati e le croce rosse, senza voti negativi”, chiosa il presidente della Provincia Giorgio Zanni.
Gli obiettivi
La proposta di applicazione provinciale del piano di riordino regionale dell’emergenza-urgenza approvata oggi punta a qualificare il servizio, aumentare il livello di sicurezza degli operatori, ottimizzare l’utilizzo delle risorse mediche e a supportare la funzione d’emergenza territoriale, razionalizzando gli accesi impropri al pronto soccorso, dove i codici meno gravi – che non necessitano di questa assistenza – allungano i tempi di attesa per chi invece ha bisogno di tali cure (nel 2022 in tutta la regione, su 1 milione e 747.269 accessi in Ps, ben due terzi erano relativi a codici bianchi o verdi – dunque non a emergenze – e solo in 1 caso su 20 hanno comportato il ricovero).
Tre le principali azioni: la riforma della Guardia medica, l’istituzione dei Centri di assistenza per le urgenze (CAU) e la riorganizzazione dell’emergenza extra-ospedaliera.
Riforma della Guardia medica
La riforma della Guardia medica prevede l’istituzione di una centrale operativa gestita da medici di Continuità assistenziale, 11 sedi per visite ambulatoriali, di cui tre nei Pronto Soccorso aperti 12 ore al giorno e 6-8 unità per le visite domiciliari. In pratica i medici che gestiranno la centrale operativa, rispondendo alle telefonate dei cittadini, indirizzeranno il paziente alla sede ambulatoriale più idonea o invieranno colleghi per una visita domiciliare. Le sedi ambulatoriali saranno attrezzate con diversa strumentazione diagnostica, tra cui ecografo, radiografia nelle sedi ospedaliere, alcuni esami del sangue.
CAU – Centri assistenza urgenze
La riqualificazione della continuità assistenziale – insieme a nuove strutture come i Cau (Centri di assistenza per le urgenze) – rappresenta uno dei cardini della riforma che la Regione adotterà nelle prossime settimane.
Da realizzare diffusamente sul territorio – almeno uno per distretto – i Cau saranno istituiti preferibilmente presso le Case della comunità, ma anche presso locali idonei messi a disposizione da Aziende sanitarie o Comuni, oppure ottenuti dalla riconversione di Pronto soccorso e punti di primo intervento o da forme aggregative strutturate, organizzate e idonee, di medicina generale. Il primo ad essere attivato sarà il CAU di Reggio Emilia e successivamente, gli altri CAU distrettuali con riguardo al numero degli abitanti e alla estensione del territorio. Nei CAU, trattando codici bianchi e verdi, opereranno medici reclutati con il contratto della continuità assistenziale adeguatamente formati.
Rete di emergenza extra-ospedaliera
Previste 6 autoinfermieristiche (1 per distretto sanitario), 4 automediche con ricarica a Reggio, Castelnovo Monti, Scandiano e Novellara e – sperimentalmente per 6 mesi – altre 2 ambulanze con infermiere a bordo da Reggio Emilia e Val d’Enza.
Le sedi ambulatoriali di continuità assistenziale (ex guardie mediche) saranno 11, i mezzi di soccorso di base 27 e alle 33 piazzole dell’elisoccorso se ne aggiungeranno altre 5: Lama Mite, Valestra, Busana, Miscoso e Carpineti. A questi obiettivi si aggiunge il percorso di efficientamento delle Croci, in un’ottica di sostenibilità del sistema.
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