REGGIO EMILIA – Far emergere il lavoro precario degli stranieri e regolarizzarli: è questo l’obiettivo di una sanatoria. Il Decreto Rilancio del Governo prevede una finestra che dà questa possibilità. C’è tempo fino al 15 agosto per fare richiesta. Vediamo i numeri reggiani.
***
Le richieste in provincia di Reggio sono al momento 2.100 e i patronati ritengono si arriverà a sfiorare le 3mila ad andare al 15 agosto, data di chiusura della finestra temporale della sanatoria inserita dal Governo nel decreto rilancio rivolta a lavoratori stranieri presenti in Italia prima dell’8 marzo. Numeri che quindi si attestano più o meno su quelli del 2012, quando erano pervenute alla prefettura di Reggio 2.800 richieste da parte di immigrati precari. Lo scopo di una sanatoria è quello di far emergere le persone che stanno lavorando in condizioni irregolari, spesso di sfruttamento. Proprio per questo secondo gli sportelli Immigrazione dei sindacati l’opportunità della sanatoria 2020 presenta comunque delle contraddizioni. La maggiore è che sia limitata ai settori dell’agricoltura, del lavoro domestico e dell’assistenza alle persone. Mancano insomma, dice Domenico Chiatto della Cisl, settori come edilizia, alberghiero, logistica e facchinaggio in cui il lavoro straniero è molto presente. Rispetto ad altre zone d’Italia, nel Reggiano le domande da parte di braccianti irregolari sono state pochissime per ora, pari al 2% del totale; seguono le istanze da parte delle badanti, ma la stragrande maggioranza è nel settore del lavoro domestico. “Il 70% delle domande è da colf, ci sono moltissimi colf uomini; la gran parte delle istanze riguarda nuovi rapporti di lavoro”, spiega Chiatto.
C’è un dato particolare che sta emergendo: la forte richiesta da parte di lavoratori pakistani, il 30% del totale delle domande rispetto a una presenza sul territorio di questa comunità del 7% sui 66mila stranieri residenti. “Ci possono essere diverse spiegazioni, una è che la comunità è strutturata e ha la possibilità di organizzarsi”.
Il costo della pratica è a carico del datore di lavoro: è previsto un contributo forfettario di 500 euro, ma ancora non è dato sapere come verranno conteggiati i contributi pregressi. C’è però purtroppo molto spazio perchè organizzazioni criminali si infiltrino e gestiscano i documenti facendo invece pagare il lavoratore.
Alla chiusura della finestra temporale, la prefettura inizierà a valutare le richieste una a una, convocando le parti, ovvero lavoratore e datore di lavoro, per procedere poi col contratto e il permesso di soggiorno per uno o due anni. “Stiamo forzando – chiosa Chiatto – perché in attesa della convocazione si possa già stipulare un contratto di lavoro”.














