REGGIO EMILIA – È avvenuta questa mattina l’udienza di convalida dell’arresto dello zio di Saman Abbas, Hasnain Danish, che ora si trova in custodia cautelare in un carcere a sud di Parigi. Il 29 settembre comparirà davanti alla Chambre de l’instruction che deciderà della sua estradizione.
Mentre l’Italia fa appello formale alla cooperazione internazionale, emerge che Danish aveva lui stesso chiesto aiuto alle istituzioni, facendo istanza di protezione internazionale nel 2019. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha intanto firmato e inviato al Pakistan la doppia richiesta di estradizione per i genitori di Saman Abbas, ricercati dall’Interpol. Lo zio di Saman, fresco di arresto in Francia e accusato di aver strangolato la ragazza la sera del 30 aprile dopo aver organizzato il delitto assieme alla madre, al padre e a due cugini di Saman, era arrivato in Italia due anni fa ed era stato collocato al centro di permanenza di Udine assieme a uno dei due cugini, Nomanulaq Nomanulaq, attualmente latitante. Aveva chiesto asilo politico, istanza che era stata rigettata, e aveva poi fatto ricorso contro l’espulsione quando già si trovava a Novellara.
Il fratello Shabbar, padre di Saman, aveva fornito un domicilio a lui e al cugino, elemento imprescindibile per poter proseguire nell’iter burocratico. Danish si era rivolto agli avvocati reggiani Mario Di Frenna e Lucia La Rocca, che a marzo 2020 avevano inoltrato ricorso contro l’espulsione. Ricorso rigettato a settembre 2020. Ma nel frattempo, a giugno dell’anno scorso Danish era riuscito a rientrare nella sanatoria per motivi di lavoro. Non aveva con sé i documenti quando è scattato il blitz della polizia parigina che l’ha riconosciuto definitivamente dal neo sul volto e dalle impronte digitali ma dopo averlo tenuto d’occhio per quasi due mesi. Tutto questo in seguito a una sofisticata indagine telematica eseguita dai carabinieri reggiani sui profili social falsi collegabili comunque a Danish. Insomma, un lavoro notevole e complesso.
Il percorso per provare a portare in Italia Shabbar e Nazia, i genitori della 18enne, oltre alla difficoltà investigativa comporta la difficoltà diplomatica e di dialogo data dall’assenza di accordi bilaterali tra Italia e Pakistan. Ogni istanza viene valutata in tutti i suoi aspetti: il tipo di reato contestato, l’impianto probatorio a carico degli indagati. Ora il Pakistan, con la richiesta del ministro Cartabia, dovrà fare queste valutazioni.
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