BOLOGNA – Del processo d’Appello sull’omicidio di Saman Abbas non ci sarà documentazione video nè fotografica. Delle testimonianze che verranno rese, visto che la Corte ha deciso di rinnovare parte dell’istruttoria, non sentirete l’audio. A cominciare dalle parole del fratello della ragazza uccisa, che entra in questo secondo grado di giudizio come testimone e dalle cui parole può dipendere l’esito del processo.
Le parole di Alì Haider verranno certamente riportate dai giornalisti, così come il contenuto delle dichiarazioni spontanee già annunciate dal padre di Saman o che potranno essere rese da altri imputati, come la madre. Ma è chiaro che una cosa è una dichiarazione riportata, un conto è ascoltarla dalla viva voce di chi la sta pronunciando: non c’è dubbio sulla veridicità. Ovvero, esattamente quello che si richiede ad una cronaca giornalistica.
Con una decisione apparsa piuttosto incomprensibile non solo alla stampa ma anche a tanti degli avvocati che frequentano aule di tribunali e processi continuamente, il presidente della Corte d’Assise d’Appello che deciderà, per la seconda volta, della sorte degli imputati per l’uccisione di Saman, ha deciso che le telecamere non possono entrare in aula. ‘Pur dando atto della rilevanza sociale, il diritto di cronaca e informazione può essere adeguatamente esercitato dall’assicurata presenza in aula dei giornalisti, anche senza telecamere’, ha detto il presidente Domenico Stigliano, leggendo il breve testo dell’ordinanza messa a punto dopo aver sentito le parti.
Nonostante poco prima la procura generale, citando l’articolo 21 della Costituzione e, appunto, la valenza pubblica e sociale del processo, avesse perorato la presenza di fotografi e videoperatori in aula. Francamente, la decisione della Corte ci appare incomprensibile. E’ verissimo che occorra evitare la spettacolarizzazione del processo, e che tante trasmissioni non aiutino in questo senso, ma non è un tema che la Corte abbia citato per spiegare la decisione.
Non c’è neppure il problema logistico: il numero di telecamere e fotografi è molto inferiore alle presenze del primo grado, eppure all’epoca la presidente della Corte Cristina Beretti acconsentì alla realizzazione di riprese, salvo ovviamente il diritto dei singoli – imputati, testi o chiunque altro – di negare il proprio consenso. Insomma, il modo c’era.
procura generale Appello Saman Corte d'Assise d'Appello di Bologna il presidente Domenico Stigliano Telecamere vietate Articolo 21 della Costituzione Valenza pubblica e sociale