REGGIO EMILIA – “Rivolgiamo un pensiero a questa giovane donna, che ha avuto il coraggio di ribellarsi, e pensiamo che questi gesti servano ad altre donne perché sono esempi importanti”.
Carmen Marini è la vicepresidente dell’associazione Nondasola. Conosce bene il fenomeno dei matrimoni forzati e conosce bene la violenza sulle donne. Ogni anno a Reggio Emilia in 350 bussano alla porta dell’associazione per chiedere aiuto e protezione da uomini violenti che quasi sempre sono mariti, compagni ed ex. E’ la proverbiale punta dell’iceberg, perché quelle 350 sono forse meno del 10% delle donne che subiscono violenza. “Accogliamo donne che ci raccontano violenze inenarrabili, molto pesanti”, ha detto ieri sera ospite a Decoder.
Troppo facile, dice la vicepresidente di Nondasola, leggere l’angosciante vicenda di Saman come qualcosa di lontano da noi, di estraneo alla nostra cultura e alla nostra società. E’ vero solo in parte, perché ogni anno in Italia si contano 100 femminicidi e perché la violenza sulle donne non è qualcosa di eccezionale, ma di quotidiano. Carmen Marini invita a non dimenticare da dove veniamo: per un italiano che stuprava una ragazza il reato era dichiarato estinto se il violentatore sposava la vittima. Si chiamava “matrimonio riparatore”, era nel codice penale e ci è rimasto fino al 1981.
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