NOVELLARA (Reggio Emilia) – C’è una domanda che ci si pone nella stragrande maggioranza dei delitti: si poteva evitare? E la risposta è quasi sempre sì. Anche perché, a posteriori, le lacune sono più chiare.
“Sono abbastanza convinto che se ci fosse stata una persona a seguire la vicenda e fosse anche a conoscenza delle dinamiche culturali, date anche dalla nostra arretratezza, le cose sarebbero andate diversamente”. Servono più persone “ponte” secondo Hasnain Abbas Batthi, membro dell’associazione sciita che ha sede a Carpi e che raccoglie pakistani musulmani da Novellara, Campagnola e Reggiolo, nonché membro della Consulta per l’integrazione.
Saman Abbas è una giovane donna che è stata uccisa. Per gli inquirenti, da cinque persone, tutte suoi famigliari. Secondo il 25enne studente universitario, confondere un femminicidio con un’intera comunità e la politica intesa come propaganda con “le” politiche, in questo caso di integrazione, non serve a nulla se non a erigere muri. Il cambiamento deve puntare necessariamente sui giovani immigrati. Hasnain ha ricevuto recentemente il grido di aiuto di una ragazza che vive in un’altra regione che, come inizialmente era riuscita a fare Saman, si è sottratta a un matrimonio combinato.
“Lei mi ha detto: nonostante il comportamento dei miei genitori, sono convinta che abbiano fatto così per ignoranza e non per cultura. Faccio parte di una seconda generazione, è molto difficile. Ci vorrebbero più figure di mediatori culturali che non facciano solo mediazione linguistica; noi dobbiamo conoscere le leggi e le regole del posto in cui viviamo, essere più istruiti, ma è un percorso a doppio senso”.
A proposito di percorso a doppio senso, Hasnain fa un appello: “Se c’è qualcuno che sa di più sulla vicenda, italiano o pakistano, deve parlare e deve farlo per Saman”
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