NOVELLARA (Reggio Emilia) – I resti sono di quelli di un corpo in posizione rannicchiata, ricoperto da uno strato spesso di terra dura. Dopo un piccolo scavo nelle precedenti ore, alle 7, nella nebbia fitta di un sabato mattina di novembre delle campagne novellaresi, è stato allestito una sorta di quartier generale.
Prima, l’arrivo dei vigili del fuoco in forze, che si sono occupati della sicurezza del casolare e hanno fornito l’escavatore; poi, l’arrivo dei Ris di Parma, col loro comandante Giampietro Lago; e ancora, i professionisti della medicina legale di Modena e ovviamente gli inquirenti: i vertici dell’Arma dei carabinieri, in testa il comandante Andrea Milani, e chi li sta coordinando: il procuratore capo Calogero Paci e il pm Laura Galli. “Questo ritrovamento – ha detto Paci – è frutto del nostro lavoro investigativo. Abbiamo verificato e controllato in un punto preciso”.
Perché scavare proprio lì e proprio adesso, in un luogo battuto più e più volte negli scorsi mesi? Il riserbo degli inquirenti è comprensibile. L’ipotesi che circola è che le ricerche abbiano avuto nuovo impulso nelle ultime ore in seguito alle dichiarazioni di qualcuno degli imputati. Lo zio, considerato l’autore materiale dell’omicidio di Saman? O uno dei due cugini? Paci esclude categoricamente che c’entri qualcosa l’arresto del padre di Saman, fermato in Pakistan qualche giorno fa dopo un anno e mezzo di latitanza. Quel che è certo è che servirà una perizia sul corpo: un incidente probatorio, che verrà chiesto dalla procura lunedì.
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