REGGIO EMILIA – Qualcosa si è mosso, anche se nulla che si avvicini a una decisione sul destino di Shabbar Abbas e che faccia dire se l’uomo verrà o meno estradato in Italia. Ma dopo ben otto udienze slittate per motivi come le ferie del giudice e l’assenza dell’avvocato difensore o del pubblico ministero, questa volta l’appuntamento davanti alla corte di Islamabad si è svolto, anche se è terminato comunque con un rinvio.
Il 31 gennaio il giudice dovrebbe decidere sull’istanza depositata qualche giorno fa dall’avvocato del padre di Saman, ovvero l’istanza del suo rilascio su cauzione, e su un ulteriore elemento messo sul piatto sempre dal difensore: la presunta ‘inutilizzabilità della documentazione presente nel fascicolo arrivato dall’Italia’, così ha detto il legale di Shabbar Abbas davanti alla corte. Secondo l’avvocato pakistano “gli atti emessi da altre corti o giurisdizioni devono essere prodotti in originale e non in copia”, e il pubblico ministero ha chiesto un termine per esaminare questa ulteriore istanza. Nel frattempo il funzionario del ministero che sta seguendo la procedura e che ha istruito il fascicolo per l’estradizione chiesta dal nostro Paese ha sostenuto “la correttezza della documentazione agli atti”. E’ possibile comunque, ha fatto poi sapere l’ufficiale di collegamento a margine dell’udienza, integrare il faldone con altra documentazione prodotta dall’Italia su eventuale richiesta delle autorità pakistane.
Ricordiamo che quello che la corte esprimerà sull’estradizione del 46enne sarà comunque solo un parere e che sarà la diplomazia a decidere definitivamente. Dal 10 febbraio il padre di Saman Abbas sarà comunque alla sbarra a Reggio, stando così le cose in contumacia, per il sequestro e l’omicidio della figlia. Allo stesso modo lo saranno la madre della ragazza, ancora latitante, e lo zio e i due cugini, bloccati in Europa tra la fine del maggio 2021 e il febbraio di un anno fa.
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