REGGIO EMILIA – C’è una parentesi temporale che coincide con una sorta di buco nero nella vicenda di Saman Abbas. Si tratta del periodo tra l’11 aprile, quando la ragazza lascia la comunità nel bolognese che le aveva dato protezione, e il 30 aprile, ultimo avvistamento da viva, pochi istanti prima, secondo le indagini, della sua esecuzione, come appare dalle immagini di videosorveglianza dell’azienda agricola presso la quale abitavano gli Abbas.
Dopo l’11 aprile, e prima di fare ritorno a casa intorno al 20 aprile, Saman avrebbe trascorso qualche giorno a Roma assieme al ragazzo col quale aveva instaurato una relazione, in buona parte a distanza. Un legame disapprovato dai genitori di lei che volevano costringerla a un matrimonio combinato in Pakistan. Assolutamente non gradita era questa figura di fidanzato, un connazionale la cui famiglia aveva subito minacce da parte del padre della giovane.
Il retroscena è stato riportato dalla trasmissione tv Quarto Grado. Una prima fuga di Saman risale all’estate di un anno fa. Una voglia di libertà, la sua, che pare essersi scontrata con l’intransigenza della sua famiglia, basata su rigidi precetti religiosi.
Per quanto riguarda le ricerche del corpo, quella che comincia domani sarà una settimana chiave. Nelle campagne di Novellara saranno passate al setaccio le serre ancora inesplorate. Secondo alcune indiscrezioni il fratello della ragazza durante l’incidente probatorio in Tribunale, avrebbe anche indicato la zona dove potrebbe trovarsi il corpo. Mentre è al vaglio la posizione di altri parenti degli Abbas e le loro resposabilità nel delitto.
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