NOVELLARA (Reggio Emilia) – Il giudice ha deciso che l’incidente probatorio che coinvolgerà il fratello minore di Saman Abbas si svolgerà in maniera protetta.
Il 16enne vedrà le persone che saranno presenti in una delle aule a piano terra del tribunale, ma loro non vedranno lui e potranno solo ascoltare le sue risposte. Ci sarà probabilmente un vetro a proteggerlo dagli sguardi altrui. Una scelta presa per la delicatezza del momento e per la condizione di fragilità emotiva in cui sicuramente si trova il minore.
Ha raccontato che lo zio gli aveva imposto il silenzio, dopo avergli detto di aver ucciso Saman, e che ha paura di essere lui stesso in pericolo. Ha incontrato gli inquirenti già due volte dal 9 maggio a oggi, da quando cioè è stato bloccato a Imperia mentre provava a dirigersi, senza documenti, in Francia, e trasferito in una comunità. L’incidente probatorio è una “finestra” di dibattimento all’interno della fase preliminare delle indagini. Serve a cristallizzare alcune dichiarazioni perché c’è il rischio che, aspettando troppo tempo, possano essere inquinate. Venerdì mattina gli avvocati degli indagati non potranno fargli domande direttamente, ma solo attraverso il giudice o lo psicologo che saranno accanto a lui.
Quello che ha detto, e che dirà, questo giovanissimo testimone della procura è l’elemento fondamentale per ora in mano agli inquirenti dal punto di vista investigativo. Poi, c’è il filone operativo che si traduce, a oggi, principalmente nel lavoro di ricerca nelle campagne di via Colombo. Lavoro che non sarà certo breve: “Non finiremo presto
questa prima fase, dopodiché siamo aperti a elementi investigativi che ci portino anche altrove”.
Il colonnello Cristiano Desideri, comandante provinciale dei carabinieri, sta coordinando i suoi uomini e le sue donne in un’inchiesta che rappresenta per molti di loro un fatto mai affrontato. “La prima cosa – ha detto – è l’elemento psicologico: gli indagati hanno modi di pensare e di approcciare le relazioni diversi”.
La parte della cooperazione internazionale corre parallela a tutto questo. Mentre si ritiene che lo zio e il cugino di Saman siano in Europa, i genitori della ragazza sono in Pakistan, Paese col quale non esistono accordi bilaterali: “Una volta che verrà internazionalizzato il procedimento e che le persone verranno arrestate – ha aggiunto Desideri – le autorità giudiziarie pakistane compareranno i due ordinamenti: l’Italia chiederà l’estradizione, se avverrà non è dato saperlo”.
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