NOVELLARA (Reggio Emilia) – “Il Comune di Novellara non ha mai mosso un dito contro i matrimoni forzati”: a dirlo sono la deputata della Lega Benedetta Fiorini, il referente provinciale del Carroccio Matteo Melato e i consiglieri comunali Cristina Fantinati e Luca Dall’Aglio. Accuse analoghe sono state mosse dalla senatrice della Lega Maria Gabriella Saponara. Enrico Aimi, senatore di Forza Italia, ha invece accomunato le luci bianche della manifestazione di venerdì sera a Novellara alla bandiera bianca della resa da parte di chi, dice Aimi, ha favorito “una invasione pericolosa e senza precedenti”.
C’è qualcosa di profondamente ingiusto e anche di sgradevole negli attacchi che, sull’angosciante vicenda di Saman, in questi giorni vengono mossi da alcuni contro il Comune di Novellara, contro i servizi sociali e più in generale contro la nostra comunità. Un conto è chiedersi se sia stato fatto tutto il possibile per proteggere Saman, una cosa ben diversa è ribaltare su chi ha tentato di aiutarla la responsabilità di ciò che potrebbe esserle accaduto. Persone che non hanno mai fatto nulla in questo ambito lanciano accuse contro quelle istituzioni e quelle associazioni che da sempre, ogni giorno, si adoperano per tutelare i minori e le donne, per offrire loro un riparo dai soprusi e dalle violenze, per costruire insieme a loro un percorso di autonomia dai padri o dai compagni violenti.
Si è arrivati al punto di sostenere che la vicenda di Saman sarebbe il risultato dell’immigrazione incontrollata. Ma come? Se questa ragazza ha avuto una possibilità di sottrarsi a un destino deciso da altri, ce l’ha avuta proprio perché è cresciuta qui. Perché vivendo a Novellara si è resa conto che quel matrimonio forzato non era né giusto, né ineluttabile. Perché a Novellara ha trovato servizi sociali e forze dell’ordine che l’hanno aiutata, l’hanno allontanata dalla famiglia e mandata in una comunità protetta in cui ha potuto maturare in libertà le sue decisioni. Se fosse cresciuta in Pakistan, tutto questo non lo avrebbe trovato.
Noi, tanto per essere chiari, stiamo dalla parte delle persone che venerdì sera erano in piazza, quelli che a Novellara ci sono nati e quelli che sono arrivati dopo, di ogni opinione politica o di nessuna, di ogni fede religiosa o di nessuna, per dire che nell’amore non ci può essere costrizione, che nei rapporti fra le persone non ci può essere violenza e che ciascuno ha il diritto di scegliere la propria vita.