REGGIO EMILIA – “Il fratello di Saman doveva essere indagato due anni fa e le dichiarazioni fatte finora dal ragazzo sono da considerarsi nulle”, dice la presidente della Corte d’Assise dopo oltre un’ora di camera di consiglio. Parole che pesano, tanto che poco dopo qualcosa si muove: la procura dei minori, nell’ambito del coordinamento con la procura di Reggio, ha già recepito gli atti e sta valutando il da farsi. Cristina Beretti ha risposto così alle eccezioni poste dalle difese dello zio e dei cugini di Saman, tre dei cinque imputati per il suo omicidio, che avevano sollevato il tema del presunto “contributo materiale e morale del ragazzo” al delitto.
Difficile dire ora quale sarà il peso reale di questa udienza sulla sentenza prevista per il 17 novembre, ma di sicuro il processo registra una sorta di colpo di teatro proprio sul rush finale. Perché il fratello minore della 18enne di Novellara, uccisa la sera del 30 aprile 2021, è stato finora il teste chiave della procura, colui che da subito ha parlato con gli inquirenti, accusando lo zio di essere stato l’esecutore materiale. Ora la sua veste cambia.
Tecnicamente, il ragazzo è adesso “indagabile”, in attesa che la procura dei minori, visto che aveva 16 anni all’epoca dei fatti, decida se aprire un fascicolo a suo carico. Tutto questo pesa sul ruolo che ora il giovane, costituitosi parte civile, assumerà nel processo. La sua testimonianza, molto attesa e rinviata adesso al 31 ottobre su richiesta del suo avvocato Valeria Miari, potrebbe tramutarsi in un “Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”, visto che quello che dirà potrà essere usato anche contro di lui. Una questione di forma, dicono gli avvocati Luigi Scarcella, Maria Grazia Petrelli e Liborio Cataliotti che avevano presentato istanza. “E’ una cosa di forma più che si sostanza – spiega quest’ultimo – vogliamo poter fare il controesame in tranquillità e senza colpevolizzare nessuno”.
La Corte parla di “indizi di reità” a carico del ragazzo: “E’ lui stesso – riporta l’ordinanza letta dalla presidente – sebbene consapevole della programmazione dell’omicidio”, visto che una fossa era stata scavata circa due giorni prima dei fatti e che c’era stata una riunione in cui il padre, lo zio e un altro cugino, Arfan, avevano deliberato l’uccisione, “a mostrare, la sera del fatto, le chat e i messaggi tra Saman e il suo fidanzato fino a quel momento ignorati dai genitori”. La presunta miccia finale.
Reggio Emilia Novellara processo fratello Saman Abbas“Il fratello di Saman è un’altra vittima, speriamo non si tiri indietro”. VIDEO