REGGIO EMILIA – La richiesta al Governo è quella di intervenire per tutelare il Made in Italy, anche con l’immediata riattivazione del “tavolo di crisi” e chiarendo il ruolo di Amco, la banca di proprietà del ministero delle Finanze, partner finanziario nella proposta di concordato presentato dalla famiglia Ferrarini e dal gruppo Pini.
E’ ciò che si legge nelle interrogazioni presentate alla Camera dai deputati Giulio Centemero della Lega e Michele Anzaldi di Italia Viva in merito al salvataggio dell’azienda reggiana leader nella produzione dei prosciutti cotti, presente in oltre 30 Paesi con 800 dipendenti.
Sul tavolo dei giudici del tribunale reggiano ci sono dunque due proposte: la prima è stata presentata il 10 agosto scorso ed è quella della cordata di Bonterre – Grandi Salumifici Italiani, Opas (la più grande associazione italiana di allevatori suinicoli), HP con il sostegno di Intesa e Unicredit. “Un’offerta solida – dice Centemero – che ha già ricevuto il plauso di tutti gli steakholder del settore”. “Un progetto di rilancio industriale basato su una filiera di alta qualità tutta italiana”, sottolinea il deputato Anzaldi.
Il secondo piano, depositato il 31 agosto dalla famiglia Ferrarini, prevede che a detenere l’intero capitale dell’azienda di Rivaltella siano il gruppo Pini, produttore di bresaole e Amco, la società creata dal ministero dell’Economia e delle Finanze per gestire i crediti deteriorati delle banche. Le attività all’estero di Pini hanno alimentato di una delocalizzazione del lavoro. Poi, c’è il ruolo di Amco.
Nelle due interrogazioni si chiede al presidente del Consiglio se sia al corrente della vicenda, quali siano i motivi per cui una realtà pubblica finisca per finanziare un gruppo privato per creare una nuova società nel campo dell’agroalimentare; quali iniziative il governo intenda adottare rispetto ad Amco, che appoggerebbe la famiglia Ferrarini e il gruppo Pini senza considerare la scarsa credibilità imprenditoriale e la mancanza di trasparenza finanziaria degli stessi.
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