RUBIERA (Reggio Emilia) – E’ stato annullato a Rubiera l’incontro in programma giovedì nell’ambito della rassegna antimafia “La parola è libertà”. La serata che avrebbe avuto come ospite Giuseppe Carini, testimone di giustizia, figura chiave nel processo per l’omicidio di don Pino Puglisi. La sua presenza non è stata autorizzata.
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“A Palermo in molti si sono sperticati le mani per riconoscere il diritto costituzionale di due condannati per rapporti con cosa nostra a fondare addirittura dei partiti e a partecipare alle elezioni, mentre ai testimoni di giustizia non viene riconosciuto il diritto costituzionale alla libertà personale”. La reazione, tra stupore e irritazione, è quella di Giuseppe Carini. Il suo disappunto è per il divieto ricevuto dal Servizio centrale di protezione, la struttura chiamata a consentire o meno i suoi spostamenti nelle occasioni in cui si mostra pubblicamente, seppure coperto da passamontagna, usando la sua vera identità e non una fittizia.
Da 29 anni Giuseppe Carini conduce una vita da fantasma. Da quando, come testimone chiave nel processo per l’omicidio di don Pino Puglisi, fu determinante per condannare all’ergastolo i mandanti dell’esecuzione del coraggioso sacerdote, i fratelli Graviano, boss di Brancaccio, quartiere di Palermo ad alta densità mafiosa. La partecipazione di Carini a Rubiera a un incontro sulla legalità previsto per giovedì 16 giugno non ci sarà. Per motivi di sicurezza e di tutela della sua identità l’autorizzazione non gli è stata concessa. Una decisione a suo avviso inedita.
“In molte occasioni – spiega – mi hanno detto che ero autorizzato a recarmi autonomamente, persino con mezzi propri, alla partecipazione degli eventi. A meno di fatti nuovi emersi nel corso di indagini che non conosco, un reale e concreto pericolo di vita penso che la decisione di negarmi l’autorizzazione sia un pretesto per risparmiare soldi”.
L’esperienza a tu per tu col prete antimafia, l’aiuto che da ventenne gli forniva in parrocchia al fine di strappare i bambini alla cultura malavitosa. Questi gli spunti di riflessione di un dibattito da rinviare a data da destinarsi. “Perdere l’occasione di avere la sua voce qui dispiace molto – afferma il sindaco Emanule Cavallaro -, di fatto a questa persona non viene consentito di svolgere fino in fondo la missione che vorrebbe compiere. La sicurezza è una priorità assoluta, ma occorre che le libertà costituzionali siano garantite a tutti, in primis a dei cittadini modello come lui”.












