RUBIERA (Reggio Emilia) – I cambiamenti climatici moltiplicano le piene dei fiumi e dei torrenti, creando sempre più spesso rischi di inondazioni improvvise. Al posto dei tradizionali sacchetti di sabbia c’è ora un metodo innovativo per alzare le difese: un argine mobile che si gonfia con l’aria e l’acqua stessa della piena.
“Dopo aver fatto uno studio specifico sul Tresinaro, cercavamo qualche sistema di difesa innovativo – le parole di Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera – La Protezione civile ci ha indirizzato verso questo strumento che è già utilizzato in tante nazioni europee, soprattutto Francia e Danimarca, ma da noi è ancora poco diffuso”.
Sono venuti a Rubiera da tutta la provincia tecnici e volontari per un’esercitazione sull’uso delle barriere “no alluvione”. In poche ore si può montare un argine come questo, lungo un chilometro. “Si devono srotolare questi tubi, assicurarli a dei terminali che sono dei tappi in alluminio, dopodiché si gonfiano prima di aria per posizionarli – ha spiegato Giuseppe Ponz De Leon, architetto del Comune – Dopo che sono stati sistemati, si riempiono di acqua con delle pompe. L’acqua viene pescata dal fiume e anche nel caso in cui l’acqua del fiume sormonti l’argine, questi rubi fanno da barriera”.
Il costo, a fronte degli evidenti benefici, è più che sostenibile: “Sono 153mila euro, finanziamento della Regione sulla strumentazione di Protezione civile – ha specificato Cavallaro – La conserveremo a Rubiera, ma a disposizione di tutta la provincia di Reggio Emilia”.
Gian Piero Del Monte
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