RUBIERA (Reggio Emilia) – Dopo lo stop imposto dalla pandemia, in paese ha ripreso da poco l’attività del gioco delle bocce una squadra speciale, composta da atleti disabili.
“Il pregio nascosto di questo gioco sta nella capacità di coordinazione tra organi di senso, sistema nervoso centrale e sistema muscolare”. Lo scriveva nel 1975 il professor Vittorio Wyss, direttore dell’istituto di Medicina dello Sport di Torino.
Considerato un luminare, Wyss sosteneva che le bocce avessero anche una grande forza sociale e psicologica: “Giocare a bocce – affermava – vuol dire condividere uno spazio stretto, spesso con dei compagni di squadra, con degli avversari, con degli amici e con degli sconosciuti. Questo significa che si deve avere o maturare una spiccata socialità”. Ecco perché le bocce hanno un elevato valore inclusivo.
Lo sanno bene a Rubiera, dove è da poco ripresa l’attività di una squadra composta da atleti disabili. Un’attività che va avanti con soddisfazione da una quindicina d’anni: “I ragazzi sono contentissimi e questa è una struttura che grazie al Comune ci permette di svolgere al meglio l’attività”, dice Gianni Garuti, presidente della Bocciofila Rubiera. “La ripresa dell’attività è stata una gioia, perché gli effetti della pandemia sono stati pesantissimi”, racconta il padre di un giocatore.
Del resto, addirittura William Shakespeare scriveva nel suo Riccardo II che le bocce sono un gioco capace di allontanare l’angoscia e l’inquietudine.
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