RUBIERA (Reggio Emilia) – “Non penso di essere un eroe, l’ho fatto con il cuore”. Si commuove Stefano Franceschi, 56enne rubierese, che nei giorni scorsi, al volante della propria auto, si è diretto verso il confine tra Polonia e Ucraina, per recuperare i famigliari della compagna, una donna originaria di Leopoli trasferitasi nel Reggiano 20 anni fa. “Abbiamo attraversato Slovenia, Ungheria, Slovacchia fino ad arrivare in Polonia”.
Franceschi, operaio metalmeccanico, non era solo: dato che le persone da recuperare erano 5, con lui c’era un amico che lo ha seguito con la propria vettura. E così sono riusciti ad arrivare a Rubiera la sorella e la cognata della compagna di Franceschi e i loro figli, un bambino di appena 9 mesi, un altro di 6 anni e una bimba di 11 anni.
Prima regola nei confronti nei bambini in questi primi giorni in Italia, non guardare la televisione: “Ai bambini facciamo vedere cartoni animati in ucraino su Youtube, ma le immagini che arrivano dal loro Paese in tv sono tremendo e non vogliamo che le vedano”.
Ora Franceschi è alla ricerca di un appartamento in cui sistemare i famigliari della compagna: “Ora viviamo in sette nel mio appartamento, ma è piccolo e c’è un bagno solo, non vogliamo certo mandarli via di casa, ma fare in modo che stiano più comodi”.
L’operaio rubierese racconta di avere visto scene impressionanti tra i profughi in arrivo al confine polacco dalla Ucraina e si dice pronto a ripartire quanto prima per recuperare altri parenti o amici della compagna.
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