REGGIO EMILIA – Romeo Galaverni è stato un imprenditore e un cooperatore che ha contribuito a scrivere la storia del Novecento a Reggio Emilia. Esponente del socialismo riformista insieme a Camillo Prampolini, nel corso degli anni è stato l’ideatore del rilancio delle Farmacie Comunali Riunite e ha promosso lo sviluppo delle latterie cooperative riunite, che poi avrebbero preso il nome Giglio.
Con l’avvicinarsi del centenario, lo Studio Galaverni 1925 ha reso onore alla memoria del suo fondatore con un libro – dal titolo “Romeo Galaverni, un imprenditore cooperativo del novecento reggiano” – che ripercorre la vita dell’uomo, del commercialista, dell’imprenditore e del cooperatore. “E’ il risultato di una ricerca storica durata due anni”, spiega l’autore, il professor Tito Menzani, docente di storia economica dell’Università degli studi di Bologna. Alla presentazione avvenuta presso l’Auditorium Credem, hanno partecipato anche Mauro Del Bue, già deputato del PSI e Nuovo PSI, storico e direttore de La Giustizia, il sindaco di Reggio Luca Vecchi e Camillo Galaverni, associato dello Studio Galaverni 1925 e figlio del fondatore.

Camillo Galaverni ha condiviso i ricordi di una vita: “Le umili origini di mio padre, la dedizione per lo studio, la passione politica, gli anni difficili sotto la dittatura fascista, l’idea pionieristica delle Latterie cooperative riunite, le angosce della seconda guerra mondiale, il suo saper cogliere le tante opportunità del secondo dopoguerra e del boom economico. Mio padre è stato un grane cooperatore, una di quelle persone che hanno lavorato caparbiamente a un benessere diffuso, magistralmente rappresentato dall’impresa cooperativa”.
“In tutto questo libro troviamo una grandissima dose di reggianità, fatta di quel pragmatismo visionario che caratterizza la nostra gente, quella propensione quotidiana a gestire le cose di ogni giorno, senza mai sentirsi sufficientemente appagati – evidenzia Vecchi – E’ qui che si sono affermati una serie di valori tipicamente reggiani che hanno permesso che nascesse non solo il sistema cooperativo, ma anche quella capacità e forza imprenditoriale tipica del nostro territorio che unisce etica dell’impresa, cultura del lavoro e soprattutto un profondo senso di solidarietà, sui cui la nostra comunità ha fondato la propria storia”.

Il vicepresidente di Credem Enrico Corradi











