REGGIO EMILIA – Potrebbe esserci una speranza per i figli di Mohamed e Malika Bahik, che da quasi 6 anni attendono la verità sulla morte dei loro genitori, rimasti soffocati durante il rogo del condominio al civico 33 di via Turri.
Nel settembre del 2022, infatti, il sostituto procuratore Maria Rita Pantani si era vista costretta a depositare richiesta di archiviazione dell’indagine alla luce del fatto che gli indizi raccolti, per la procura gravi, erano stati invece ritenuti irrilevanti dal gip e dal tribunale del Riesame. Ma gli avvocati delle parti civili hanno fatto opposizione a quell’archiviazione e ora è stata fissata la data dell’udienza: il 31 maggio il giudice Silvia Guareschi valuterà il ricorso.
“Chiediamo che l’inchiesta prosegua nei confronti dell’indagato che avrebbe provocato l’incendio e pensiamo che indagini supplementari debbano essere svolte nei confronti dello stesso amministratore per capire le misure di sicurezza messe in campo – dice il legale, Giacomo Fornaciari – Le cantine erano stipate di roba, ci risulta avesse ricevuto varie segnalazioni”.
La sera del 9 dicembre 2018 le fiamme erano appunto divampate nelle cantine. Il fumo aveva intossicato 38 persone e ucciso i due coniugi, rimasti esanimi sul pianerottolo di casa. L’indagato, per omicidio preterintenzionale, è sempre rimasto uno solo: Stefano Oliva, residente nel condominio a fianco, un passato da factotum al 33, e che secondo la procura avrebbe appiccato il fuoco per un debito importante di spese arretrate da pagare. Lui si è sempre detto innocente.
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