REGGIO EMILIA – Il piano di ristrutturazione di Nuova Castelli non dovrebbe avere riflessi diretti nel nostro territorio. A due anni di distanza dal passaggio dal fondo inglese Charterhouse a Lactalis, i vertici della multinazionale francese hanno illustrato ai sindacati le misure di riorganizzazione nel corso di un tavolo di crisi che si è svolto lunedì al ministero dello Sviluppo economico.
Dall’inizio del 2020, Lactalis ha iniettato nel gruppo reggiano almeno 210 milioni di euro di risorse fresche. Ma questi interventi, pur imponenti, non sono stati sufficienti a riportare in equilibrio i conti. Per questo, Lactalis ha deciso di chiudere gli stabilimenti della società controllata Alival, che produce mozzarella, formaggi a pasta filata e pecorino negli stabilimenti di Ponte Buggianese, in provincia di Pistoia, e a Reggio Calabria. I lavoratori coinvolti dalle chiusure sono più di 150.
Per Nuova Castelli è necessario “concentrare gli investimenti sulle strutture economicamente più sostenibili e riportare in equilibrio la gestione operativa dell’azienda, da tempo in sofferenza, e oggi aggravata dall’impatto sui costi di produzione dovuto al protrarsi della crisi pandemica e al nuovo scenario di crisi internazionale”.
Non paiono invece esserci ripercussioni a Reggio Emilia. In via Galimberti, cuore dell’azienda, lavorano un centinaio di addetti. Fonti sindacali riferiscono di segnali incoraggianti, come un piano per arrivare progressivamente alla stabilizzazione di una ventina di lavoratori interinali. Da più di un anno l’azienda è guidata da Giovanni Pomella, l’uomo scelto da Lactalis per raddrizzare la barca dopo i 100 milioni di euro di perdite accumulate nel triennio 2018-2020.
Reggio Emilia La Nuova Castelli