REGGIO EMILIA – E’ lunga più di 25 anni la storia del dibattito pubblico sulla riqualificazione dell’area di Ospizio e ha visto alternarsi proprietari e progetti diversi.
La storia, si può dire, comincia nel 1998, quando il Consiglio comunale individua la zona della casa di riposo come un ambito degradato da riqualificare. Nel 2001 questo indirizzo fu recepito dal piano regolatore. Nel 2006 la casa di riposo fu demolita. Nello stesso anno, il 9 ottobre, il Consiglio comunale approvò un piano urbanistico attuativo di iniziativa pubblica. L’area era all’epoca di proprietà di Rete, Reggio Emilia Terza Età, che nel dicembre 2007 firmò con il Comune la convenzione urbanistica attuativa. La convenzione prevedeva 11mila metri quadrati di superfice commerciale.
All’inizio del 2014, però, Rete – interessata a fare cassa – vendette l’area a Crea, una società guidata dall’ex sindaco di Bagnolo Guido Ligabue. Crea chiese al Comune di presentare una variante al piano di riqualificazione urbana, ma di lì a un anno la società, in difficoltà economica, rinunciò al progetto e passò la mano. E’ nel marzo 2015 che entra in scena Conad: la cooperativa comprò l’area e subentrò a Crea nell’attuazione della variante al piano. Il primo progetto di Conad fu depositato nel novembre 2015.
Nel frattempo, però, un passaggio amministrativo assai importante aveva modificato lo scenario. Il 17 marzo 2014 in Sala del Tricolore era stato approvato il Poc, il Piano operativo comunale, che aveva drasticamente ridotto la capacità edificatoria del piano di Ospizio, portandola da 11mila metri quadrati di superficie commerciale a 3.500. Ma il Poc faceva di più: sceglieva di introdurre un vincolo che, di lì a qualche anno, avrebbe portato l’intero piano a un passo dalla cancellazione. Ma questo snodo richiede un approfondimento specifico.
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