REGGIO EMILIA – Dal 9 maggio al 13 novembre: sono trascorsi sei mesi tra l’approvazione in Giunta della variante al Piano di riqualificazione urbana di Ospizio e la firma della convenzione fra il Comune e il soggetto proprietario dell’area e promotore del progetto, Conad Centro Nord. Da quel momento – e a maggior ragione dal 19 giugno, giorno della pubblicazione dell’atto sul Bollettino ufficiale della Regione – Conad aveva le carte in regola per pretendere dal Comune la firma della convenzione.
La zona della vecchia casa di riposo era stata inserita come area da riqualificare nel Piano regolatore del 2001, il primo piano urbanistico attuativo risaliva al 2006, l’acquisto dell’area e il deposito del primo progetto di Conad al 2015.
L’amministrazione, dopo il 9 maggio 2024, aveva un solo appiglio per ritardare la firma: il Piano operativo comunale del 2014, oltre a ridurre del 70% le volumetrie del piano di Ospizio, aveva stabilito che tutte le previsioni edificatorie sarebbero decadute se non attuate entro 5 anni. Era appunto il caso, tra gli altri, del progetto di Conad per Ospizio. Il ricorso di tre società immobiliari contro le norme introdotte dal Comune era stato accolto dal Tar, ma c’era ancora in ballo l’appello dell’amministrazione al Consiglio di Stato.
La data per la firma dello schema di convenzione davanti al notaio, fissata da Conad per il 3 ottobre, fu dunque rinviata su richiesta del Comune. Ma il 6 novembre il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso del Comune contro la sentenza del Tar e ha dato ragione ai proprietari delle aree. A quel punto, il Conad è tornato alla carica, anche perchè senza la firma il piano sarebbe decaduto il prossimo 31 dicembre. E al dirigente del Comune, responsabile unico del procedimento, non è rimasto che presentarsi davanti al notaio il 13 novembre per firmare. Se non lo avesse fatto, sarebbe stato chiamato a risponderne personalmentre e avrebbe esposto l’amministrazione a una maxi-richiesta di risarcimento danni.
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