REGGIO EMILIA – Il presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani, ha spiegato al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che, anche se siamo alla fine di agosto, la maggior parte delle aziende del settore non ha ancora riacceso i forni in vista della ripresa dell’attività.
I costi del gas sono infatti diventati proibitivi e le aziende si trovano di fronte a due alternative entrambe nefaste: produrre in perdita oppure presentarsi sui mercati con listini non concorrenziali. Savorani ha in mano conti che cambiano in peggio di giorno in giorno e che dicono che, se non c’è un’inversione di tendenza, l’industria ceramica potrebbe essere chiamata a sopportare costi extra per 4,5 miliardi di euro all’anno.
Fino al 2021 i costi per il gas dell’intero settore ammontavano a circa 300 milioni di euro all’anno, pari al 5% dei ricavi. Nel gennaio scorso, dopo la galoppata delle quotazioni nella seconda metà del 2021, Savorani denunciò che i costi per il gas equivalevano ormai al 20% del fatturato, per una bolletta annua di 1,2 miliardi. Ma quando Savorani lanciava questo allarme, sette mesi fa, il gas era quotato attorno agli 80 euro per MWh. Nell’ultimo anno i prezzi sono aumentati del 600% e l’ultima quotazione alla Borsa di Amsterdam è di 339 euro al MWh, contro gli 80 di gennaio.
Un prezzo che equivale a una bolletta di circa 5 miliardi di euro all’anno. Un valore non lontano addirittura dai 6 miliardi di euro di ricavi annui dell’industria ceramica italiana.
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