REGGIO EMILIA – Parliamo di tasse e della riforma fiscale che il governo Meloni vuole introdurre. Fa molto discutere il fatto che nella versione definitiva sia saltato il requisito dell’alta affidabilità fiscale necessaria per accedere alla misura. Siamo di fronte a un condono? A un regalo ai “furbetti del fisco”?
La possibilità riguarda un occupato su cinque. Questa, grossomodo, la quota dei lavoratori autonomi nella nostra provincia. Suddivisi tra partite Iva e titolari di piccole e medie imprese, su di loro grava un giudizio, quello sull’affidabilità fiscale. A livello nazionale, il 55% si colloca sotto la soglia della sufficienza, posizionata al livello 8. Questa platea di contribuenti, che potenzialmente non denuncia quanto dovrebbe, potrà decidere se aderire al concordato biennale, la misura introdotta dal governo, inizialmente prevista soltanto per coloro in possesso di una buona pagella quanto a dichiarazione dei redditi. “Ci dovremo confrontare con l’Agenzia delle Entrate per andare a definire un reddito di massima. L’evasione è significativa, ma i controlli sono pochi in relazione al numero delle imprese”.
Il presidente dei commercialisti reggiani, Massimo Giaroli, non si trova d’accordo con chi contesta il provvedimento definendolo un condono preventivo. “Anche colori i quali aderiscono al concordato preventivo biennale non è che non siano soggetti ad accertamento, tipico di un condono. Qualora quanto accertato diverga da quanto dichiarato per oltre un 30%, scatta a tutti gli effetti un accertamento”.
Giaroli parla di un cambio di paradigma per certi versi inatteso. Il maggior gettito che lo Stato dovrebbe ottenere è difficilmente quantificabile, molto dipenderà dalle proposte che arriveranno dal Fisco. Per essere appetibili dovranno livellarsi verso il basso. “Coloro che erano sotto, certamente la proposta non se la vedono ridotta, bensì alzata. Anche sotto questo aspetto, penso che aumenti la materia imponibile”.
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