REGGIO EMILIA – “Si preferisce andare a modificare la Costituzione introducendo una vecchia idea, quella della separazione delle carriere, che in realtà, per come è costruita, è una separazione delle magistrature, si divide un unico potere in due, col rischio o forse con l’obiettivo di indebolirlo”. Così Mitja Gialuz, professore di Diritto processuale penale Università di Genova.
Intervenire sulla nostra carta fondamentale per sottoporre la figura del pm al controllo del potere esecutivo. Lo vuole fare, secondo l’Associazione nazionale magistrati, il disegno di legge costituzionale contro il quale le toghe hanno incrociato le braccia. Oltre l’80% l’adesione a Reggio. Significa che gli addetti ai lavori in prevalenza rifiutano l’idea di una magistratura meno indipendente e meno autonoma. Uno scenario che però non sta scritto nella riforma.
“Non c’è nulla di tutto ciò. Questo è un processo alle intenzioni, la riforma costituzionale non tocca minimante l’indipendenza della magistratura, né quella giudicante, né quella inquirente”, sostiene Oliviero Mazza, professore di Diritto processuale penale Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Mazza e il collega Gialuz si sono confrontati sul tema. Due esperti, di pensiero diametralmente opposto, invitati dai rappresentanti locali dell’Anm.
“Ci è sembrata la strada più pulita per presentare ai cittadini i contenuti della riforma e profili anche critici che emergono”, spiega Silvia Guareschi, Gip e presidente della sottosezione dell’Anm. “Secondo me è un modo di concepire il pubblico ministero che non risponde alle vere esigenze del cittadino”, aggiunge Matteo Gambarati, Gip e componente giunta sottosezionale Anm.
Tra le tesi dei sostenitori della riforma compare la necessità di evitare una commistione di ruoli ritenuta inacettabile. “La proposta tende ad aumentare le garanzie sia per la giurisdizione sia per i cittadini. Separare il giudice rendendolo terzo rispetto al pubblico ministero significa attuare finalmente le regole del giusto processo'”, il pensiero di Mazza.
“Non esiste in nessun sistema in Europa un pubblico ministero totalmente indipendente che non sta né nel giudiziario né sotto l’esecutivo. Quindi sarà il secondo tempo di questa riforma. Portare il pubblico ministero alla dipendenza dell’esecutivo”, chiosa Gialuz.