REGGIO EMILIA – Ottenere l’affidamento diretto da parte dell’ente pubblico. Con questo obiettivo l’azienda Esa di Bibbiano si sarebbe mossa secondo un copione consolidato negli anni. Per aggirare le regole in tema di appalti così come le norme anti-corruzione, uno degli stratagemmi consisteva nello spacchettare le prestazioni richieste dall’ente, in modo da ottenere importi che non necessitano l’indizione di una gara. E’ quanto è avvenuto, secondo le indagini, nella base miliare di Noceto. Uno dei due ufficiali dell’esercito colpiti ieri da misure interdittive e sotto indagine per essersi lasciati corrompere dalle offerte del presidente della Esa Enrico Benedetti, si sarebbe prodigato per far subentrare l’azienda della Val d’Enza a un’altra specializzata nello smaltimento di munizioni. Sotto la lente sono finiti assegnamenti diretti di lavori, all’interno dello stabilimento militare, per un valore complessivo di 650mila euro.
Due i reati che si intrecciano in una formula non inedita alle cronache: corruzione e sfruttamento della prostituzione.
In un’intercettazione, Benedetti contatta una escort per chiederle una trasferta in Sardegna dove è previsto un incontro con un cliente. Alcuni festini si sarebbero svolti con regolarità nella villa di Quattro Castella dove vive l’imprenditore.
Nell’ordinanza di custodia cautelare il Gip Luca Ramponi parla di una “manifestata capacità criminale dell’indagato nello svolgere la propria attività professionale con l’utilizzo di un sistema corruttivo basato sullo sfruttamento del meretricio”.
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