REGGIO EMILIA – I politici che accusano i magistrati che hanno condotto l’indagine Aemilia di avere indagato in una sola direzione vogliono infangare l’inchiesta e i risultati che ha raggiunto: a dirlo è Roberto Alfonso, che ha guidato la Procura di Bologna e la Direzione distrettuale antimafia di Bologna dal 2010 al 2015. Alfonso è stato intervistato da Margherita Grassi per Decoder.
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“Chi ha seguito la mia attività professionale di Procuratore della repubblica a Bologna, trova questa accusa ridicola, non solo tra gli addetti ai lavori, ma nella cittadinanza”.
Non ha usato giri di parole Roberto Alfonso per replicare a quelle forze politiche, come Fratelli d’Italia e Forza Italia, che accusano i magistrati che hanno condotto l’indagine Aemilia di aver indagato in una sola direzione, cioè a destra. Alfonso, che da Procuratore capo a Bologna dal 2010 al 2015 coordinò l’indagine, sottolinea che in quegli stessi anni un’altra inchiesta coinvolse Vasco Errani, esponente di spicco del Pd. “Ricordo a questi politici che lanciano accuse che il presidente della Regione Emilia-Romagna si dimise in seguito a una sua condanna in fase di appello”. (Errani fu poi assolto dopo che la Cassazione ebbe ordinato un nuovo processo d’Appello, ndr)
Ma, dice il magistrato, c’è “chi non vuol capire o fa finta di non capire”. “Queste sono soltanto polemiche che servono a sporcare il bello e il bello in questo caso è il risultato finale dell’indagine Aemilia”.
Alfonso ha commentato anche le affermazioni di Roberto Pennisi, il sostituto procuratore della Dna che lavorò all’indagine Aemilia tra il 2011 e il 2013. In alcune interviste che ebbero grande risonanza, Pennisi disse in seguito che gli fu impedito di indagare su esponenti della sinistra. Ma nel giugno 2023, nel corso di un incontro pubblico a Reggio, Pennisi fece retromarcia e cambiò versione. “Non spetta a me fare chiarezza, semmai dovrebbe fare chiarezza il dottor Pennisi. Chiedetegli perchè disse prima delle cose e poi delle altre e vi potrà sicuramente rispondere”
Sferzante anche la risposta di Alfonso a proposito dell’informativa dei Carabinieri di Reggio inviata nel 2013 alla Dda di Bologna. Un’informativa che, sulla base di due note dei Servizi di sicurezza, ipotizzava favoritismi da parte di Maria Sergio, dirigente comunale all’Urbanistica. Per anni la Dda è stata accusata da politici locali e nazionali di non aver fatto le dovute verifiche.
“Quello che meravigliava era questo spuntare zelanti: improvvisamente scoprivano tutte queste attività illecite e le riversavano sulla Dda come se la Dda fosse un calderone da riempire. La Dda trattava con le sue indagini reati di mafia. Era necessario che queste segnalazioni dei Servizi, che scoprono queste cose addirittura tre anni dopo che la Dda ha avviato le indagini, venissero valutate dalla Procura di Reggio”.
E la Procura di Reggio le valutò. L’allora Procuratore capo Giorgio Grandinetti aprì un procedimento contro ignoti e l’8 aprile 2013 mandò i Carabinieri in Comune per acquisire documentazione relativa alla vendita di alcuni terreni. Non emersero irregolarità e il fascicolo fu poi archiviato.
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Telereggio Reggio Emilia Decoder 'ndrangheta politica intervista mafia Forza Italia Fratelli d'Italia Roberto AlfonsoTelereggio, guarda la puntata di Decoder di venerdì 31 gennaio 2025