REGGIO EMILIA – Ci sono tanti altri drammi dentro il dramma guerra. Ci sono tanti altri volti dietro il volto di una persona che deve fuggire dalla sua vita da un giorno all’altro. Ad esempio, c’è il volto della malattia. “Più di una volta al giorno sentivamo l’allarme bomba e noi pazienti dovevamo correre negli scantinati” dice Andrej, 18 anni. Andrej non è il vero nome del ragazzo protagonista di questa storia, ma è tra quelli che più comunemente associamo a uomini di origine ucraina: e adesso è tutto ‘comune’, siamo come tutti assieme in questo panico, anche se sotto le bombe ci sono loro, gli ucraini in fuga. Da poco Andrej è ricoverato nel reparto di Ematologia del Core di Reggio. Ha affrontato un viaggio di 36 ore a bordo di un piccolo pulmino, attraversando l’Ungheria e la Slovenia. Lui e la sorella hanno raggiunto la mamma, che da 5 anni vive a Correggio.
Nel maggio del 2021 ad Andrej è stata diagnosticata la leucemia mieloide in fase acuta. Dopo qualche mese di cure all’ospedale di Ternopil, il peggioramento e la recidiva precoce, e il nuovo ricovero proprio nei momenti in cui iniziava il conflitto. Gli allarmi bomba, lo scantinato, l’angoscia. Bisognava far partire Andrej e la sorella e così è stato. I sanitari ucraini, pur nell’emergenza, sono riusciti a far pervenire a Reggio, all’ematologa Angela Ferrari, la cartella clinica del ragazzo, e ora la speranza è quella di sottoporre presto il 18enne ad un trapianto di midollo osseo.
“Alcuni pazienti chemioterapici hanno dovuto lasciare i propri ospedali a trattamento in corso – dice il direttore dell’Ematologia di Reggio Francesco Merli – Abbiamo manifestato subito la nostra disponibilità, nei limiti della ricettività della nostra struttura, ad effettuare le terapie necessarie, compreso il trapianto, e tramite il Grade siamo disponibili a favorire l’accoglienza di eventuali famigliari che dovessero muoversi al seguito dei pazienti”.
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