NOVELLARA (Reggio Emilia) – E’ molto differente la visione della Procura di Reggio da quella della Corte d’Assise sulla sussistenza dei futili motivi o dei motivi abbietti nell’omicidio di Saman Abbas. La Corte ha escluso le aggravanti, facendo riferimento anche alla legislazione più recente che trattava casi simili. Secondo i giudici sono stati i fattori ambientali e culturali a spingere gli imputati ad agire, e non ci sono i margini per sostenere che tali motivi siano banali, futili o spropositati, quindi abbietti. Ma alla base dell’omicidio ci sarebbero stati convincimenti profondamente e drammaticamente radicati: in particolare la famiglia sarebbe stata disonorata da una seconda fuga di Saman, fuga che non poteva più essere nascosta. Questo avrebbe portato genitori e zio della ragazza a prendere quella che viene definita un'”estrema e scellerata decisione”.
Diversamente dicevamo la pensano il procuratore capo Calogero Paci e il sostituto procuratore Maria Rita Pantani che hanno impugnato la sentenza di primo grado. “Nessun ‘onore familiare‘ – si legge nella dichiarazione di appello – può e deve giustificare l’esclusione dei futili motivi. Se al contrario si accedesse all’orientamento propugnato dalla Corte si giungerebbe a vanificare il lento processo evolutivo che il nostro ordinamento ha intrapreso con l’abrogazione del delitto d’onore“.
Secondo la procura tutti e cinque gli imputati, quindi non solo i genitori di Saman condannati all’ergastolo e lo zio Danish Hasnain condannato a 14 anni, ma anche i due cugini sono da ritenersi responsabili in concorso di “omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla soppressione di cadavere”. Su quest’ultimo punto, sempre secondo la procura, il fatto che Saman – come da dichiarazione dei periti – sia stata calata, senza vita, dagli arti superiori nella buca e adagiata con capo e piedi nelle due nicchie precedentemente scavate, porta a pensare che almeno due persone abbiano partecipato alla sistemazione del corpo all’interno della fossa. Paci e Pantani citano poi il messaggio che Danish ha inviato alla moglie in cui dice (secondo il consulente incaricato dalla procura della trascrizione) “abbiamo fatto un lavoro perfetto, grazie a Dio”. Se la versione della procura prevalesse in Appello anche lo zio Danish Hasnain rischierebbe l’ergastolo, perché con il riconoscimento della premeditazione e dei futili e abbietti motivi – dice la procura – “è inammissibile la richiesta di giudizio abbreviato e la conseguente diminuzione della pena“. Si tornerà in aula probabilmente alla fine dell’estate.
Leggi e guarda anche
Reggio Emilia Novellara appello omicidio processo sentenza ricorso Saman AbbasProcesso Saman Abbas, la Procura: “Un omicidio organizzato da tempo”. VIDEO