REGGIO EMILIA – Ricorre oggi, 28 marzo, il 150° anniversario della morte di Giuditta Sidoli, una donna che fu protagonista del Risorgimento italiano. Per la sua fede patriottica fu costretta all’esilio e alla lontananza dai figli. Telereggio anni fa le dedicò una fiction.
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Giuditta Bellerio Sidoli, milanese di nascita, reggiana per il matrimonio con Giovanni Sidoli, morì a Torino il 28 marzo 1871, all’età di 67 anni. Ha trascorso gran parte della vita come esule, prima al seguito del marito, perseguitato dal Duca Francesco IV, e poi, rimasta vedova, come compagna di Giuseppe Mazzini e sostenitrice della causa dell’Unità d’Italia. A lei Reggio ha intitolato una via e l’istituto professionale femminile.
Giuditta Sidoli seguì il marito in Svizzera dopo i falliti moti carbonari del 1821 che costarono la vita al sacerdote don Giuseppe Andreoli, giustiziato a Rubiera. Morto precocemente di malattia il marito, rientrò a Reggio, partecipò al successivo tentativo di insurrezione di Ciro Menotti e del generale Carlo Zucchi nel 1831, esponendosi pubblicamente in piazza del Duomo per sollecitare i reggiani alla rivolta. Di nuovo prese la strada dell’esilio, costretta ad allontanarsi dai quattro figli, rimasti coi nonni. Raggiunse Marsiglia. Lì conobbe Giuseppe Mazzini, che aveva fondato la Giovine Italia con l’obiettivo di liberare il paese dal dominio austriaco e di arrivare all’unificazione della nazione. Fra i due iniziò una relazione amorosa, poi interrotta da Giuditta, ma di fatto continuata in lunghe e appassionate lettere. Il 1848 fu un altro anno di sommovimenti, destinati a nuove sconfitte. Giuditta subì il carcere a Parma, poi fu espulsa in Svizzera, finché scelse di stabilirsi con le figlie ormai adulte nella Torino dei Savoia, dove diede vita a un salotto letterario.
Da lì seguì le vicende delle guerre d’indipendenza, infermiera in Lombardia per assistere i feriti, fino alla proclamazione del Regno d’Italia nel 1861. Morì a Torino nella primavera del 1871, a pochi mesi dalla presa di Roma, atto finale di quell’unificazione del Paese tanto desiderata.
Gian Piero Del Monte
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