REGGIO EMILIA – È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il riconoscimento del consorzio di tutela dell’anguria reggiana Igp. “È un traguardo importante – ha commentato il direttore della Coldiretti di Reggio Emilia, Maria Cerabona – per tutelare e valorizzare il futuro di una produzione importante del nostro territorio che, lo scorso anno, con i suoi 10mila quintali, ha rappresentato circa il 10% della produzione provinciale di angurie”.
“Siamo molto contenti – la conclusione di Ivan Bartoli, presidente del consorzio anguria reggiana Igp – che il riconoscimento, nonostante l’emergenza Covid-19, sia arrivato in tempo per essere pienamente operativi già dalla stagione 2020 che, purtroppo, ha già mostrato le prime difficoltà legate alla siccità e agli episodi di forte vento che ha scoperchiato i tunnel di produzione”.
A distanza di quasi quattro anni dal riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta, che ha legato fortemente il prodotto al suo territorio rappresentando un grande valore per tutto il sistema con garanzie di produzione, qualità e tracciabilità, ora il riconoscimento del consorzio di tutela completa il percorso iniziato molti anni fa dai produttori e portato avanti con determinazione e con la condivisione dei soggetti che lo hanno sostenuto.
“Il marchio Igp per l’anguria reggiana è il primo conquistato dalla nostra provincia – ha aggiunto la Cerabona – e rimane il primo Igp europeo riconosciuto a un’anguria. Il successo di questo prodotto è rappresentato oltre che dalla qualità e delle caratteristiche organolettiche, che lo rendono unico soprattutto dall’equilibrio tra innovazione e tradizione dei metodi produttivi. Vigilare e tutelare su queste garanzie significa assicurare un futuro all’intera produzione”.
Caratteristica comune a tutte le tipologie di anguria reggiana Igp, garantite dal bollino identificativo, è l’elevato tenore zuccherino corrispondente a un minimo di 11 gradi Brix per il tipo tondo e 12 gradi Brix per le altre tipologie. Un altro elemento che distingue l’anguria reggiana e che ne giustifica il legame con il territorio, è l’abilità dei produttori e la raffinata tecnica colturale adottata, che si manifesta in particolare al momento della raccolta, o “stacco”, solo dei frutti al giusto punto di maturazione.