REGGIO EMILIA – “I maggiori incrementi in termini assoluti si registrano in cinque regioni”, analizza l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia registrando i dati del primo semestre del 2021. E tra queste c’è l’Emilia-Romagna, dove da gennaio a giugno si è verificato un più 40,9% di segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio, rispetto al +32% in Italia. 4.902 operazioni contro le 3.481 del primo semestre 2020. L’Emilia-Romagna è quarta a livello nazionale in questa classifica nera, a Reggio l’aumento è stato del 53,5%.
E’ la Cgil a lanciare l’allarme: “Significa 27 operazioni sospette ogni santo giorno in Regione”, dice il sindacato, che definisce il quadro “pesantissimo”. Anche sul fronte delle operazioni sospette per money transfer, le cui segnalazioni sono triplicate rispetto al primo semestre 2020, la regione è tra i fanalini di coda con cinque province tra quelle posizionate peggio in Italia per importi inviati e ricevuti per 100mila
abitanti: secondo la Cgil, questo mette l’Emilia-Romagna “tra le regioni con imprese, professionisti e ‘prestanome’ maggiormente coinvolti nei traffici finanziari illeciti coi Paesi stranieri cosiddetti “paradisi fiscali”.
Cosa intendiamo per “operazioni sospette”? Molto contante movimentato da un giorno all’altro, ad esempio; oppure un’azienda in difficoltà che passa di mano per una cifra importante. Elementi che dovrebbero – anzi, devono, in base alla legge antiriciclaggio – far drizzare le antenne a operatori economici e finanziari come bancari, personale delle poste, avvocati e commercialisti. Sono loro a segnalare.
L’aspetto positivo di questi dati può essere la diligenza di queste categorie professionali. Rimane però la crescita, peraltro costante negli ultimi anni. A Reggio le operazioni sospette erano state 900 nel 2019: sono state mille, per la precisione 1.005, nel 2020, l’anno della pandemia, terreno ultra fertile per le infiltrazioni della criminalità organizzata.
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