REGGIO EMILIA – Ieri in prefettura incontro tra istituzioni, professionisti e forze dell’ordine per mettere a fuoco un fenomeno che preoccupa sempre di più perché in crescita: il numero di operazioni economiche sospette, sinonimo di terreno fertile per la criminalità organizzata.
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Erano state 900 nel 2019, sono state mille, per la precisione 1.005, nel 2020: con questo aumento di quasi il 12% la provincia di Reggio Emilia passa dal quarto al terzo posto in Regione per numero di segnalazioni di operazioni sospette (dopo Bologna e Modena), in un anno in cui in Italia si raggiunge un nuovo picco. Molto, troppo contante movimentato improvvisamente; oppure un’azienda in difficoltà che passa di mano per una cifra importante; esempi di operazioni ‘sospette’, che devono far alzare le antenne a banche, uffici postali, commercialisti, avvocati: sia in base a professionalità ed esperienza, sia in base a quello che prevede la norma antiriciclaggio. Che il nostro territorio sia appetibile per la criminalità organizzata lo sappiamo: è così da decenni. La crisi economica generata dalla pandemia ha reso più attaccabili settori non tradizionalmente infiltrati. “Sicuramente il commercio – dice il presidente dell’ordine dei commercialisti di Reggio – Occorre attenzione anche per l’edilizia per la questione bonus 110% che ha movimentato molto, e per le compravendite immobiliari”.
Commercialisti, notai e Guardia di finanza sono stati riuniti dal prefetto Iolanda Rolli per condividere una prima analisi sul fenomeno. Secondo Baldini, la bomba deflagrerà nella seconda parte del 2021. Sedicimila piccole e medie imprese reggiane, ad esempio, hanno avuto accesso, nell’ultimo anno, al fondo di garanzia statale istituito per la pandemia, per finanziamenti per 1,6 miliardi. Numeri che rendono l’idea di quanto il tessuto economico sia andato in difficoltà e di quello che accadrà quando i paracaduti non ci saranno più. “Le imprese cominceranno a dover restituire i soldi che hanno preso a prestito, a dover pagare i contributi e le imposte che hanno rateizzato o spostato – conclude Baldini – Poi c’è il tema dell’occupazione, quando scadrà il blocco dei finanziamenti. Paradossalmente, quando un’impresa riprende l’attività è lì che ha bisogno di soldi, perché deve investire: dobbiamo pianificare, programmare e monitorare. Se non pianifichiamo ci troveremo dopo le estate con le aziende in difficoltà”.
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