REGGIO EMILIA – L’economia illegale passa in buona parte attraverso strumenti legali e ordinari: conti correnti, assegni, libretti di risparmio, operazioni societarie, money transfer. Strumenti e canali che fanno circolare il denaro pulito possono anche essere utilizzati per ripulire il denaro sporco, come quello sottratto al fisco o quello frutto di attività illecite.
Quando un soggetto fa un’operazione anomala, cioè non coerente con il suo profilo reddituale o patrimoniale, l’operatore chiamato a eseguirla è obbligato dalla legge a segnalare la situazione all’Uif, l’Unità di Informazione Finanziaria istituita presso la Banca d’Italia. Frequenti versamenti sul conto corrente di somme ingenti da parte di un cliente privo di un reddito fisso, giroconti verso altri soggetti con causali generiche, ricorso al contante per importi rilevanti: nel 2020 le operazioni sospette segnalate all’Uif dalla nostra provincia sono state 1.005.
Nel 2021 il numero è salito a 1.270, a cui se ne sono aggiunte altre 514 nei primi sei mesi del 2022. Su base nazionale, l’importo medio delle operazioni sospette è stato l’anno scorso di 650mila euro. Il controvalore di questo tipo di operazioni nella nostra provincia nel 2021 è stato di 830 milioni di euro. La normativa in materia è stata pensata soprattutto per contrastare il riciclaggio.
Naturalmente, non tutte le operazioni sospette sono operazioni di riciclaggio. L’Unità di Informazione Finanziaria, una volta analizzate le segnalazioni, le trasmette agli organi investigativi. L’analisi dell’origine delle segnalazioni rivela che il 58% parte da banche e poste e il 29% da altri intermediari e operatori finanziari. Esigua la quota di segnalazioni che arrivano dai professionisti: il 3,2% da notai, lo 0,1% da commercialisti, esperti contabili e consulenti del lavoro. Nessuna segnalazione dagli avvocati.
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