REGGIO EMILIA – Rivendeva orologi di lusso, alcuni anche contraffatti. Grandissimi marchi, molto spesso acquistati direttamente dalle case madri o prodotti di ‘secondo polso’, come si dice in gergo, che i collezionisti mettevano sul mercato. Gioielli, più che orologi, che il principale indagato della nuova operazione condotta dalla guardia di finanza di Reggio e coordinata dalla procura si faceva pagare anche 200 o 300mila euro ciascuno. Aveva una società che legalmente si occupava di queste compravendite, ma, secondo gli inquirenti, il grosso lo movimentava illecitamente. Tramite società cartiera gestite da prestanome, ovvero società di fatto inesistenti, comprava in maniera ‘schermata’ gli orologi di lusso che poi rivendeva a privati. L’uomo, un cittadino pakistano, era già tra gli indagati dell’inchiesta Minefield, che aveva al centro un presunto maxi giro di false fatturazioni orchestrato da un’associazione a delinquere. In questa nuova indagine, che coinvolge altre sette persone sempre già invischiate in Minefield e accusate di aver collaborato ad esempio come prestanome, le ipotesi di reato sono riciclaggio, autoriciclaggio, contraffazione e contrabbando di orologi di lusso. In capo al rivenditore, che risiede in provincia, è stato emesso l’obbligo di dimora nel Comune di Reggio con divieto di espatrio. E’ scattato anche il sequestro preventivo di 1,1 milioni di euro tra denaro contante e orologi già ritrovati. Ad ora pare che i clienti dell’uomo fossero ignari della provenienza di questi orologi, che l’uomo vendeva in tutta Italia ma anche all’estero.
Riciclaggio e contrabbando di orologi di lusso: l’indagine che scuote Reggio. VIDEO
16 aprile 2025Otto persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza. Obbligo di dimora e interdittiva per il principale indagato. Sotto sequestro soldi e orologi, anche contraffatti. Nelle carte dell’inchiesta un vorticoso giro di fatture false