REGGIO EMILIA – Errori, sorprese, il bisogno di una guida forte: c’è tutto questo, secondo Mario Ricciardi, nelle urne del 25 settembre. In sintesi, c’è un passaggio simbolico che porta a una nuova stagione politica, qualunque sia il valore che ognuno di noi voglia assegnare al risultato delle elezioni.
Ricciardi è stato ospite di Decoder. Docente universitario alla Statale di Milano e alla Luiss Guido Carli di Roma, dal 2018 è direttore de Il Mulino, notissima rivista di analisi politica che riflette sulla storia italiana dagli inizi degli anni ’50. “Il voto a Fratelli d’Italia non credo sia stato ‘nostalgico’… Sì, all’interno del partito ci sono quegli esponenti, ma io credo sia stato un voto di protesta. Gli italiani sono alla ricerca di una guida che i partiti tradizionali non sono più”.
Le preoccupazioni non mancano, ha aggiunto Ricciardi, e derivano anche e soprattutto dal contesto internazionale. Pochi giorni fa il parlamento europeo ha deliberato che “l’Ungheria non può più essere considerata pienamente una democrazia”. “Per ora credo che Giorgia Meloni sia più vicina alla Polonia”, ha ribadito.
Le riflessioni dipendono dai punti di vista e di partenza e dalle aspettative dei partiti. Se quindi il Movimento 5 Stelle, dato per finito, ha invece sorpreso per il risultato, il Pd è indubbiamente lo sconfitto a prescindere dai numeri ottenuti. “Ha fatto l’errore di cercare la ‘terza via’ e di non ascoltare gli intellettuali che pure hanno sempre avuto proposte costruttive per avvicinarsi a una certa parte dirigenziale economica del Paese”.
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