REGGIO EMILIA – Svolgono attività di sorveglianza nei centri commerciali, oppure presso le aziende con mansioni anche di portineria. Durante l’emergenza Covid erano diventati introvabili, in quanto chiamati a effettuare i controlli legati al green pass. Sono gli addetti alla vigilanza non armata. Nella nostra provincia se ne contano circa 800.
Chiamati anche operatori fiduciari, il loro contratto collettivo nazionale è stato firmato per la prima volta nel 2013 senza più essere rinnovato. Misera la retribuzione prevista pari a 4,6 euro lordi all’ora. Tariffario che si traduce in un importo netto in busta paga, per un tempo pieno a 40 ore, di 797 euro.
Per smuovere la trattativa del rinnovo, da tempo in stallo, a livello locale Cgil e Cisl, attraverso le sigle, Filcams e Fisascat, vogliono ora invitare le aziende che sul nostro territorio richiedono servizi fiduciari, a non applicare questi livelli salariali ritenuti, anche da sentenze di più tribunali, inadeguati.
Il sollecito sarà inviato tramite lettera. Tra i destinatari, oltre ai committenti, le imprese che forniscono i custodi.
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Una doverosa rettifica. Nei giorni scorsi ci siamo occupati dei lavoratori che svolgono attività di guardia giurata non armata con il contratto di lavoro nazionale della Vigilanza privata. Un contratto criticato da Cgil e Cisl per via delle basse retribuzioni che prevede. Per errore abbiamo menzionato, tra le imprese che lo applicano, la Ssi, Servizi Sicurezza Italia.
In realtà questa azienda applica un contratto diverso, denominato Sicurezza Sussidiaria ed Agenzie Investigative. ‘Il contratto da noi applicato – precisa l’azienda – è specifico, aggiornato e valorizza la professionalità dei nostri numerosi dipendenti anche in termini economici. La nostra azienda ha una costante e costruttiva partecipazione presso i competenti organi, rendendosi parte attiva affinché questo importante comparto sia valorizzato in termini di professionalità con adeguate condizioni contrattuali e di welfare’.
Ci scusiamo per l’errore.