CORREGGIO (Reggio Emilia) – E’ morto ieri sera a Correggio Germano Nicolini, il comandante Diavolo. Tra un mese avrebbe compiuto 101 anni.
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Dal 1994, da quando la giustizia italiana, con un nuovo processo, dopo quasi mezzo secolo aveva finalmente riconosciuto la sua innocenza, Germano Nicolini era in pace con se stesso. Ma le sofferenze che gli erano stato inflitte senza che avesse fatto nulla di male restano incancellabili. Comandante partigiano, sindaco di Correggio, Nicolini aveva 27 anni quando nel giugno del ’46 fu arrestato come esecutore materiale dell’omicidio di don Umberto Pessina. Destituito dalla carica di sindaco, fu processato e condannato a 22 anni di carcere, anche se – in mancanza di prove – non come esecutore ma come mandante del delitto. Ne scontò 10, trascorrendo in carcere gli anni dell’infanzia dei suoi figli Riccarda e Fausto.
L’inchiesta e il processo, in cui furono condannati innocenti anche Ello Ferretti e Antonio Prodi, furono viziati da un’incredibile serie di falsificazioni, omissioni e insabbiamenti che avevano l’obiettivo di incastrare Nicolini. Due dei tre componenti del commando che uccise Don Pessina, Cesarino Catellani e Ero Righi, si autoaccusarono, ma non furono creduti e furono condannati per autocalunnia. I principali artefici della demonizzazione e della condanna di Nicolini furono l’allora Vescovo di Reggio Beniamino Socche e il capitano dei Carabinieri Pasquale Vesce, che condusse le indagini, entrambi implacabili nell’accusare l’ex comandante partigiano ignorando volutamente l’evidenza dei fatti. Su un piano diverso, anche il partito di Nicolini, il Pci, ebbe una parte di responsabilità. Il Pci fu a fianco di Nicolini nella fase dell’inchiesta e del processo di Perugia del 1947, ma negli anni Sessanta e Settanta non sostenne la sua battaglia per ottenerne la revisione, costringendolo in una posizione di marginalità. Una distanza che nel 1972 spinse il comandante Diavolo a non rinnovare la tessera. Troppi silenzi e troppa paura di rivangare il passato segnarono anche gli anni Ottanta, fino all’iniziativa di Otello Montanari nel 1990 e all’apertura di una nuova inchiesta da parte dell’allora Procuratore capo Elio Bevilacqua nel 1991. La confessione del cosiddetto ‘terzo uomo’, William Gaiti, convinto dal figlio, amico del figlio di Nicolini, aprì la porta alla revisione del processo e al ristabilimento della verità. Una storia di grande sofferenza, una storia del secolo scorso, che ci lascia l’eredità politica e morale di un uomo limpido e coraggioso, che è rimasto fedele agli ideali della sua gioventù.
Stasera alle 21,10 Telereggio renderà omaggio a questo grande protagonista della nostra storia riproponendo il documentario realizzato l’anno scorso sui 100 anni di Germano Nicolini.
Morto Germano Nicolini: il cordoglio della politica e delle istituzioni
Non avrei mai voluto arrivasse questo giorno. Ci ho pensato spesso, ero certa che non avrei trovato le parole giuste per…
Pubblicato da Ilenia Malavasi su Sabato 24 ottobre 2020