RUBIERA (Reggio Emilia) – C’è un reggiano, scrittore, giornalista, critico cinematografico, di cui poco si conosce in provincia, ma che si è conquistato fama a Bologna. E’ Renzo Renzi, scomparso nel 2004, protagonista negli anni Cinquanta di una battaglia giudiziaria che fece clamore. A lui è intitolata la biblioteca della cineteca nazionale di Bologna. Fu una figura esemplare di critico cinematografico, scrittore e divulgatore di cultura. Renzo Renzi era di origine reggiana. Nato a Rubiera nel 1919, trascorse lì la sua infanzia e adolescenza, fino a 13 anni, quando si trasferì nel capoluogo regionale.
Reclutato nell’esercito, partecipò col grado di tenente alla sciagurata e disastrosa invasione della Grecia voluta da Benito Mussolini. Catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre ‘43, fu internato in un lager in Polonia e poi in Germania. Proprio il racconto delle esperienze vissute in Grecia lo portò in carcere nel 1953 con l’assurda accusa di vilipendio delle forze armate.
Renzo Renzi aveva pubblicato sulla rivista “Cinema Nuovo”, diretta da Guido Aristarco, il soggetto di un film intitolato ”L’armata s’agapò”. In greco significa “ti amo” e alludeva agli amori facili fra i soldati italiani e le donne greche, spinte a queste relazioni più dalla fame che da vera passione. Ma riferiva anche di fucilazioni di ostaggi durante l’occupazione militare, di requisizioni di viveri che affamavano la popolazione.
Con l’accusa di vilipendio Renzi e Aristarco furono arrestati e detenuti nella fortezza di Peschiera. La magistratura militare pretese di giudicarli al posto di quella civile in quanto ex soldati, teorizzando una continuità storica fra l’esercito fascista e quello della neonata Repubblica democratica. In tutta Italia si sviluppò un movimento di protesta. I due furono condannati a qualche mese di reclusione, ma scarcerati. Renzo Renzi proseguì fino a 85 anni la sua carriera di giornalista, regista di cortometraggi, direttore artistico di eventi culturali, collaboratore di registi famosi come Fellini, Pasolini, Visconti, Antonioni e Florestano Vancini
Gian Piero del Monte
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