REGGIOLO (Reggio Emilia) – La corte d’Appello nelle scorse ore ha confermato la condanna all’ergastolo per Giampaolo Dall’Oglio, protagonista di uno dei fatti di cronaca più choccanti degli ultimi anni: l’omicidio del giovane padre Francesco Citro, avvenuto a Villanova di Reggiolo.
All’alba di quel 24 novembre 2017, quando le forze dell’ordine, la scientifica, i giornalisti iniziavano ad arrivare nella zona di Corte Agnese a Villanova di Reggiolo, il primo pensiero che serpeggiava era che si fosse trattato di un atto di stampo mafioso. Perchè c’era stata una vera e propria esecuzione nei confronti di Francesco Citro, autotrasportatore di origine calabrese freddato a colpi di pistola dopo aver aperto la porta di casa al suo omicida, mentre la moglie Milena e i figli piccoli erano dentro, a pochi metri.
Il quadro fatto emergere in breve dalle indagini è apparso forse ancor più sconcertante: secondo l’accusa era stato il vicino a sparargli a morte, per le briciole sul davanzale. Giampaolo Dall’Oglio, 66 anni, in carcere a Reggio, secondo l’accusa fece, armato, due rampe di scale e scaricò contro il 31enne Citro sette colpi, rischiando di ammazzare anche la famiglia del giovane e un amico che era ospite in casa loro.
Nelle ultime ore la Corte d’Appello di Bologna ha confermato per Dall’Oglio, ex guardia giurata, la sentenza emessa in primo grado a Reggio un anno e mezzo fa: ergastolo. L’imputato, che aveva scelto il rito abbreviato, si è sempre detto innocente, dicendo di non c’entrare nulla nè con l’omicidio nè con l’incendio dell’auto di Citro avvenuto qualche ora prima del delitto.
La pistola non è mai stata trovata. Fondamentale fu la testimonianza, contro il 66enne, dell’allora compagna, che quella sera era in casa con lui e che raccontò al sostituto procuratore Valentina Salvi di averlo visto prendere l’arma e salire le scale, dei problemi di vicinato, del fatto che fosse un uomo violento. Dall’Oglio disse che la donna ha voluto incastrarlo. Ora il legale del 66enne potrà decidere se ricorrere in Cassazione.
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