REGGIO EMILIA – Nelle ultime settimane sono stati diversi i confronti tra i candidati a sindaco di Reggio organizzati da diverse realtà. Giovedì 16 maggio alle 17, nella Sala degli Specchi del teatro Valli, ve ne sarà uno dei più attesi, voluto da Unindustria per sottoporre idee e temi e capire le volontà degli aspiranti alla carica di primo cittadino.
Introdurrà i lavori la presidente Roberta Anceschi, che spiega: “Unindustria Reggio Emilia partecipa attivamente alla creazione dei presupposti per lo sviluppo economico, sociale e civile del territorio attraverso un rapporto continuo, dialettico e propositivo con gli enti e le istituzioni locali. Tutto ciò a partire da un richiamo forte ai principi e alla prassi della buona amministrazione, della difesa della legalità, delle regole, del mercato e della sostenibilità. In queste settimane l’Associazione degli Industriali reggiani ha consegnato a ciascun candidato sindaco il documento intitolato: Reggio Emilia città attrattiva. Un contributo di idee per la definizione del programma del governo locale, articolato su tre assi di intervento. Con l’intento di contribuire al confronto elettorale dedicato al futuro del capoluogo, Unindustria Reggio Emilia organizza un incontro pubblico nel corso del quale i candidati sindaco si confronteranno con le proposte avanzate dagli industriali reggiani dichiarando se intendono recepirle, in tutto o in parte, nei loro programmi di governo. Come comunità di imprenditori dichiariamo, da subito, che ci aspettiamo molto da chi prenderà le redini dell’amministrazione locale e che diamo a questa nostra attesa un senso di positiva speranza. Ci aspettiamo molto perché è possibile fare molto e molto vorremmo fare insieme. Il primo passo è nel confronto: la campagna elettorale può e deve essere il luogo privilegiato, intenso ed emozionante dove ragionare sul nostro domani. Il nostro augurio è che lo sia veramente”.
Parteciperanno al dibattito, moderato dal giornalista di Sky TG 24 Andrea Bonini: Fabrizio Aguzzoli, Coalizione Civica; Marco Massari, centrosinistra; Giuliana Reggio, Alleanza Civica; Rasbi Valdimir Sabìllon, Pane Pace e Lavoro; Paola Soragni, Movimento per Reggio; Giovanni Tarquini, centrodestra e Gianni Tasselli, Reagire.
La partecipazione è gratuita.
Per motivi organizzativi è richiesta la conferma (www.unindustriareggioemilia.it)

Roberta Anceschi, presidente di Unindustria Reggio Emilia
Reggio Emilia città attrattiva
(clicca e scarica il documento)
Contributo programmatico di Unindustria Reggio Emilia per le Elezioni Amministrative 2024
Reggio Emilia 2024
Il mondo • Gli imprenditori impegnati nella manifattura e nei servizi sono consapevoli che i prossimi cinque anni saranno di fondamentale importanza per il sistema reggiano impegnato in un complesso processo di adattamento alle grandi trasformazioni in atto.
Nel 2023 il sistema industriale reggiano ha prodotto 14 miliardi di euro di export, un record storico segnato, tuttavia, da un rallentamento del tasso di crescita (+ 1%) rispetto l’anno precedente.
Dunque, dati positivi e al tempo stesso problematici che non devono in ogni modo distogliere l’attenzione delle dinamiche che negli ultimi 48 mesi hanno interessato le nostre diverse filiere.
A questo proposito oggi possiamo affermare che “distanza” e “incertezza” sono i due elementi che caratterizzano la fase che oggi stiamo vivendo.
La pandemia ha messo a nudo la fitta rete di dipendenze strategiche createsi nell’ambito delle filiere globali, basti pensare ai settori farmaceutico e elettronico. Oltre ai rallentamenti e alle interruzioni dei processi produttivi, dovuti alla carenza di materiali o componenti strategici, come le “terre rare” e i semiconduttori o alcuni principi attivi dei farmaci, la pandemia ha mostrato plasticamente i costi e i rischi della “distanza”. Si considerino, in proposito, gli “ingorghi” e l’esplosione dei prezzi dei noli e dei trasporti merci su scala planetaria che abbiamo sperimentato.
Se da una parte l’invasione russa dell’Ucraina ha portato alla luce una delle criticità della globalizzazione, vale a dire la messa in discussione del consenso internazionale attorno al sistema di istituzioni e regole che hanno governato il mondo a partire dal 1990, dall’altra il conflitto nella Striscia di Gaza e la conseguente crisi della sicurezza delle rotte attraverso il canale di Suez ha evidenziato ulteriori fragilità che investono non solo le imprese, ma anche l’economia e tutti i cittadini-consumatori.
Entrambi questi conflitti hanno concorso, seppur in maniera diversa, a definire una nuova mappa dei mercati di approvvigionamento energetico, determinando extracosti considerevoli e per un periodo non breve di difficile gestione per le imprese e per le famiglie.
Tutto quanto sin qui richiamato conferma sia la messa in discussione del multilateralismo commerciale e produttivo praticato negli ultimi decenni, sia la pericolosa dipendenza da tecnologie e competenze – come, ad esempio, i microchip – che la globalizzazione aveva concentrato in alcune regioni del pianeta, specie nell’Estremo Oriente.
Infine, occorre considerare l’effetto congiunto di tre ulteriori elementi.
Il primo è dato dalla Rivoluzione Digitale che con l’Intelligenza Artificiale si avvia a entrare in una maturità ancora più dirompente.
Il secondo è il paradigma della sostenibilità destinato nei prossimi vent’anni a rappresentare ciò che il digitale ha rappresentato nei due decenni appena trascorsi.
Il terzo, infine, è costituito dalla transizione della mobilità dal termico all’elettrico.
In uno scenario come questo e alla vigilia del voto amministrativo locale è doveroso interrogarsi su quanto il sistema economico, sociale e manifatturiero reggiano si stia attrezzando per affrontare il mondo che cambia.
Reggio Emilia e il suo ruolo territoriale • Come noto, nell’arco del XXI secolo la città di Reggio Emilia ha conosciuto un processo di sviluppo urbano di peculiare intensità. Una crescita che l’ha collocata in una posizione di sicuro rilievo e di spiccato interesse non solo nella geografia dell’area padana, ma anche in un ambito più esteso, come la rete urbana europea che si va costituendo.
Il successo, oltre ogni ottimistica attesa, del nodo di elevata accessibilità territoriale costituito dalla stazione ferroviaria dell’Alta Velocità, è il segnale più evidente delle opportunità che si presentano oggi alla città di Reggio Emilia. Un capoluogo che può ambire a interpretare ruoli di primo piano nella riorganizzazione degli assetti territoriali della vasta “area di mezzo” collocata tra le due città metropolitane di Milano e Bologna.
Ci si riferisce, in altri termini, a quell’area mediopadana dotata di potenziale e risorse per assumere ruoli di primo piano nello scenario non solo italiano, ma anche continentale europeo. Un dato, quest’ultimo, che Unindustria Reggio Emilia ha colto e proposto per tempo all’attenzione delle istituzioni e degli attori economici, senza riuscire per altro a mobilitare le energie politiche ed economiche indispensabili alla costruzione di questa nuova soggettività territoriale.
In ogni caso, Reggio Emilia nel corso degli ultimi anni ha promosso e accolto la sfida della stazione mediopadana della linea ferroviaria ad Alta Velocità. Un investimento che ad alcuni è parso “fuori scala” per la dimensione della città, ma che, come è stato autorevolmente sostenuto, ripropone la genesi di altri grandi progetti della storia secolare della città. Progetti che la determinazione e la straordinaria capacità realizzativa dei reggiani hanno saputo trasformare in istituzioni permanenti di indiscutibile prestigio, come, ad esempio, la Basilica della Ghiara e il Teatro Municipale.
La decisione di realizzare la Stazione AV ha rappresentato a suo tempo un’autentica anticipazione del futuro. Questo perché è stata immaginata e poi realizzata, su progetto di Santiago Calatrava, nella fase terminale di una stagione di crescita impetuosa sia della base demografica, sia della filiera delle costruzioni, sia della spesa pubblica e, anche se in misura più ridotta, sia dell’intera economia reggiana.
L’esistenza di un nodo infrastrutturale di classe europea, come la Stazione AV, così come il contesto sociale ed economico profondamente mutato, richiedono agli attori economici e sociali reggiani di interrogarsi con puntiglio e determinazione sulla configurazione urbana e sul ruolo territoriale della città. Siamo tutti chiamati, in altri termini, a realizzare un’indagine introspettiva proiettata al futuro, come premessa indispensabile per individuare e cogliere nuove opportunità.
Reggio Emilia: la città che reinventa sé stessa • In una prospettiva come quella appena richiamata la “città” deve elaborare e dare contenuti alla sua nuova identità mediopadana. Deve trovare – dentro di sé, nel corpo fisico della sua struttura urbana e negli animal spirits dei suoi imprenditori – le ragioni e le convinzioni per includere il successo della stazione Mediopadana entro un percorso di crescita equilibrata e sostenibile dell’economia urbana e locale. Nell’organizzare le infrastrutture, gli insediamenti e i servizi che legano il nodo ferroviario al suo contesto urbano e territoriale, Reggio Emilia non può limitarsi a immaginare sé stessa come un sobborgo residenziale della sempre più “inaccessibile” e proibitiva metropoli milanese. Tutto ciò anche se l’Esagono e il suo territorio possono risultare assai più desiderabili – e a più basso costo – dell’hinterland milanese.
Deve, al contrario, proporsi come un attrattore di economie e di imprese, un luogo nel quale si ibridano le abilità e i valori locali e le aperture globali di una industria che vuole conservare in questo ambito territoriale la sede di una specializzazione manifatturiera di rilievo ormai globale.
Il corpo della città ha registrato in tempi recenti trasformazioni profonde, sostenute dall’impulso della programmazione urbanistica dell’Amministrazione comunale e attraversate dalle decisioni di investimento di attori economici privati e di agenzie pubbliche. Trasformazioni altrettanto importanti e rilevanti si prospettano nello scenario dei prossimi anni. Tanto più rilevanti se si saprà sostituire l’euforia edilizia, generata da un ciclo immobiliare le cui condizioni non sono replicabili, con una ragionevole fiducia sul ruolo industriale e post‐industriale della città. Sulle possibilità di questo territorio e delle sue imprese di sostenere con successo la sfida della innovazione per conservare, trasformandola, sia la propria reputazione, sia il proprio posizionamento competitivo nelle Catene Globali del Valore. Tutto ciò tenendo bene a mente che le trasformazioni realizzate o che hanno preso avvio negli ultimi quindici anni in città, si sono generate (o comunque sono state concepite) in un contesto economico e culturale che non conosceva ancora i caratteri e gli orizzonti della lunga fase di crisi che la nazione e l’intero occidente hanno conosciuto a partire dal 2009-2011 prima e con la pandemia poi. Un susseguirsi di eventi negativi che, come abbiamo visto, ha comportato una radicale ridefinizione delle gerarchie (e delle geografie) della produzione globale. Un dato, quest’ultimo, che impone il collocamento delle trasformazioni locali già programmate o ancora da programmare, all’interno di nuovi orizzonti di criticità e opportunità.
Il cuore manifatturiero reggiano • Reggio Emilia – e il sistema mediopadano, di cui la città è sempre più inestricabilmente parte ed espressione di punta – ha saputo mantenere in questo contesto di radicali cambiamenti un profilo identitario riconoscibile sia nella fase di crescita più intensa, sia in quella successiva segnata dalla crisi dell’economia. Questo profilo identitario ha nella presenza della manifattura e delle sue più avanzate frontiere tecnologiche, il suo carattere distintivo più marcato e riconoscibile.
Nasce da questa consapevolezza l’impegno associativo – ormai ventennale – volto a rigenerare le premesse per una nuova e più qualificata fase di sviluppo combinando tra loro, per quanto possibile, le energie espresse dall’imprenditoria con quelle provenienti dal territorio.
Tale approccio si è fondato e ancora si fonda, sul convincimento che ogni impresa dispone, congiuntamente a un insieme di asset materiali e immateriali di proprietà, anche di un “capitale territoriale” collocato al suo “esterno” (le cosiddette esternalità) e che non di meno contribuisce alla sua capacità di produrre, competere e creare valore nel tempo.
In un’economia aperta alla concorrenza e agli scambi globali, il capitale territoriale di cui un’impresa dispone è diventato ormai un fattore chiave di successo. Tanto più in una fase, come l’attuale, in cui l’economia, entrata nella Quarta Rivoluzione Industriale e Sostenibile, vede l’affermazione di un nuovo paradigma fondato su processi di ricombinazione delle conoscenze riconducibili trasversalmente a tutti i settori.
Per gestire tale complessità non è sufficiente che l’impresa aumenti la propria capacità di assorbimento tecnico/tecnologico, ma deve poter accedere anche a un insieme di risorse e stimoli innovativi che si trovano al suo esterno.
Allo stesso tempo lo sviluppo di un territorio e ovviamente del suo capoluogo, dipende sempre più dalla sua attrattività, intendendo con tale concetto la capacità sia di attirare risorse dall’esterno, sia di trattenere quelle più qualificate già presenti, siano esse investimenti produttivi, capacità imprenditoriali o capitale umano specializzato.
Dunque, è proprio il profondo radicamento della manifattura a sollecitare l’assunzione del successo dell’industria, dell’innovazione e delle sue sfide (open innovation, economia della conoscenza, riposizionamento nelle Catene Internazionali del Valore), come i principali motivi conduttori della legislatura 2024-2029.
Un’indispensabile azione di governo che presuppone la definizione e la condivisione di una consapevole strategia urbana di sviluppo fondata sui seguenti caposaldi.
- Industria, ovvero Reggio Emilia città della Manifattura;
- Education, ovvero Reggio Emila città della Conoscenza;
- Abitare, ovvero Reggio Emilia città della Ospitalità.
Reggio Emilia città della Manifattura
I prodotti industriali reggiani hanno mostrato nei decenni una elevatissima e distintiva capacità competitiva globale. È grazie all’ingegno meccanico reggiano che si muovono le macchine di tutto il mondo. Le competenze di processo e di fabbrica sviluppate a Reggio Emilia hanno permesso evoluti modelli di impresa e lo sviluppo di un capitalismo da multinazionale tascabile lungo la via Emilia. Reggio Emilia deve innanzitutto continuare a essere consapevolmente orgogliosa della propria storia industriale che si proietta su un futuro per cui le competenze e tecnologie, presenti sul territorio, sono e sapranno essere all’altezza di sfide globali.
Si è aperta una fase di grande trasformazione per l’industria. La doppia transizione digitale e verde che interessa la manifattura ridefinisce l’orizzonte industriale reggiano e offre l’opportunità di rinnovare il patto di crescita e sviluppo tra industria e città (e territorio) in chiave di sostenibilità, di nuovi servizi avanzati e di nuove competenze.
La fase di ideazione e generazione di spazi per funzioni avanzate a supporto dell’industria che ha nella riqualificazione delle ex Reggiane un punto alto di progettazione, dovrà nei prossimi anni generare una nuova fase avanzata di partnership tra Pubblica Amministrazione e impresa, tra Pubblico e Privato per costruire un modello sostenibile di “capitalismo reggiano” capace di garantire crescita, occupazione, sostenibilità e welfare.
In questa rinnovata fase, la città dovrà creare nuove opportunità per attrarre talenti e investimenti sostenibili in filiere industriali che siano complementari alle specializzazioni esistenti e permettano quindi virtuose contaminazioni di innovazione e sviluppo di nuove soluzioni e nuovi prodotti.
Si apre anche un orizzonte di possibile sinergia tra industria e città per la soluzione di problemi collegati alla tecnologia.
Le sfide sociali e territoriali richiederanno sempre più soluzioni di grande conoscenza tecnologica e digitale. La città intelligente richiede che nuove soluzioni basate su strategie di dati possano sfruttare soluzioni avanzate di progettazione e simulazione digitale.
Nel patto tra Industria e città dei prossimi anni potrà risultare premiante un impegno reciproco a creare programmi in cui l’intelligenza tecnologica dell’industria possa concorrere a sviluppare nuovi servizi per la città intelligente e verde, per nuovi servizi culturali e sociosanitari, per l’attrattività del territorio e per la nuova mobilità.
Il prossimo decennio sarà soprattutto il decennio della transizione sostenibile della manifattura e si tratta di una sfida che può essere vinta in modo sinergico tra imprese, territorio e Città.
Un nuovo patto tra Città e Industria per il futuro sostenibile di Reggio Emilia deve necessariamente considerare l’attenzione nei confronti degli aspetti insediativi (spazio per lo sviluppo), della logistica e della mobilità evitando aggravi di costi ed esternalità negative sulle imprese collocate nelle aree industriali della Città, ricordando le strutture intercomunali e regionali esistenti.
PER PROGETTARE E COSTRUIRE LA CITTÀ DELLa manifattura
- Patto Industria-città per attrarre talenti e investimenti strategici.
- Programma di innovazione tecnologica per nuovi servizi per la città sostenibile e intelligente.
Reggio Emilia città della Conoscenza
L’ingresso di Reggio Emilia nella stagione della “Economia della Conoscenza” – una stagione nella quale la disponibilità di capitale umano di adeguata qualificazione e motivazione costituisce il principale fattore competitivo di ogni sistema economico territoriale – è stata accompagnata da un intenso e rapido sviluppo della presenza universitaria in città.
Nata con l’originale scelta, compiuta nel 1998 di configurare un Ateneo a “rete di sedi”, la presenza della Università di Modena e Reggio Emilia, Unimore, nella accezione corrente, si è sviluppata con eccezionale intensità nel corso del nuovo secolo, arrivando ad accogliere in breve tempo oltre 10.000 studenti presenti in sette Dipartimenti tre dei quali hanno sede amministrativa a Reggio Emilia.
Del successo – ben oltre le previsioni – della presenza Universitaria in città è testimonianza inequivocabile il fiorire delle iniziative che in rapida successione hanno ospitato segmenti diversi dell’Ateneo (indipendentemente dalle localizzazioni provvisorie) in quattro distinti nuclei urbani.
Questi ultimi – caratterizzati da funzioni universitarie per ora prevalentemente sul fronte della didattica e recentemente in quello della residenza universitaria – hanno rappresentato significative occasioni di rigenerazione urbana, concorrendo significativamente all’avvio o al consolidamento di progetti urbani importanti.
Così è stato per la sede di Palazzo Dossetti, con il recupero della ex Caserma Zucchi, così è per gli interventi già realizzati e in corso di realizzazione dell’ex Seminario di viale Timavo, così è per gli interventi in corso e in programma nell’area del Parco dell’Innovazione (ex Officine Reggiane) e del San Lazzaro.
Merita peraltro di essere notato che un programma di sviluppo edilizio e funzionale di così ampia portata e di così accelerata realizzazione si è poggiato in larghissima misura sulla disponibilità della Amministrazione Municipale da un lato e in misura non certo minore sulla generosità di donatori privati (tra i quali il mondo industriale dell’intera provincia spicca per l’importanza e il rilievo del contributo) assai più di quanto abbia potuto contare su un investimento diretto dell’Ateneo, che comincia a manifestarsi solo nel più recente episodio dell’intervento per il polo del San Lazzaro che interessa tanto le aule e i laboratori, quanto la residenza universitaria.
La richiamata nuova presenza universitaria ha rappresentato sicuramente l’occasione “interna” più significativa per sostenere processi di trasformazione sociale e funzionale della città, così come la realizzazione della Stazione Mediopadana dell’Alta Velocità lo è stata come fattore “esterno”.
Accompagnare questo processo, superarne le criticità – sul mercato immobiliare urbano, ma non solo – e coglierne appieno le opportunità anche in termini di occasioni per la creazione di impresa, richiede un’azione amministrativa di grande respiro e una visione lungimirante e strutturata, metabolizzata e condivisa dall’intera compagine sociale.
PER PROGETTARE E COSTRUIRE LA CITTÀ DELLA CONOSCENZA
- Patto “a tre”, università, città, stakeholder urbani, sullo sviluppo delle funzioni e degli insediamenti universitari a Reggio Emilia.
- Patto con la Città, le Agenzie Formative e la Regione Emilia-Romagna per la formazione Tecnica Superiore.
Reggio Emilia città della Ospitalità
La capacità di un sistema urbano di accogliere e ospitare persone, famiglie, imprese, istituzioni e funzioni in uno scambio aperto e fecondo è oggi una questione di primaria importanza.
Dell’ospitare imprese, talenti, capitale umano si è già detto parlando di “città della Manifattura” e di “città della Conoscenza”. Il successo delle traiettorie di sviluppo di queste due “città” si propone come evidente fattore di generazione e sollecitazione di una terza dimensione. Ci si riferisce, in particolare, a quella delle persone e delle famiglie che intendono dirigere la propria attenzione e le proprie scelte di insediamento verso una città che propone loro occasioni di lavoro e formazione.
Una decisione tanto più rilevante e urgente da sollecitare e gestire in quanto, come nel nostro caso, si è in presenza di una struttura demografica squilibrata e incapace di garantire il ricambio delle generazioni, ovvero che sconta la lenta inerzia dei comportamenti riproduttivi della popolazione.
In questo percorso di necessaria apertura dei sistemi produttivi urbani le rigidità strutturali dei mercati immobiliari frappongono condizionamenti e limiti di non poco rilevo al processo di adattamento che il successo economico impone al tessuto urbanistico della città. Allo stesso tempo chiamano in causa l’attuazione di politiche pubbliche volte a ridurne le tensioni e gli squilibri.
Siamo di fronte a un tema complesso e delicato che sconta la lunga disattenzione per le politiche abitative che ha caratterizzato la società italiana. L’Emilia non fa eccezione, anche qui si è realizzato quell’importantissimo processo di promozione e integrazione sociale attraverso un diffuso accesso alla proprietà della casa. Un obiettivo, quest’ultimo, certamente positivo che, tuttavia, non ha contribuito ad affrontare con tempi e mezzi adeguati le trasformazioni sociali, demografiche e insediative in corso.
Tale stato di cose impone ora l’attuazione di significative politiche abitative di livello regionale e nazionale. Politiche per la sollecitazione e lo sviluppo delle quali è ormai indispensabile una nuova consapevolezza elaborata a partire dai sistemi urbani, come quello di Reggio Emilia. È qui, infatti, che si manifesta la necessità di dare risposte di sistema a questioni come l’immigrazione, l’attrazione e l’insediamento tanto di studenti, quanto di nuove e più evolute maestranze. Questi stimoli provenienti dal basso sono la premessa indispensabile per sollecitare e ottenere il coinvolgimento dei decisori pubblici sovraordinati in assenza dei quali non può esservi una politica locale dedicata.
La capacità di accogliere e di ospitare coinvolge naturalmente in larga misura anche il sistema dei servizi, soprattutto quelli rivolti ai sistemi educativi, di ogni ordine e grado, che rappresentano una chiave fondamentale delle scelte localizzative delle famiglie, tanto più rilevanti quanto più è elevato è il livello di qualificazione e di specializzazione della popolazione coinvolta. In una società sempre più immersa in livelli di internazionalizzazione delle economie ma anche delle relazioni sociali, la disponibilità di servizi educativi di alta qualificazione e di evidente impronta internazionale diventa così un fattore non secondario della competitività.
PER PROGETTARE E COSTRUIRE LA CITTÀ DELLA OSPITALITA’
- Patto con la città e la Regione Emilia-Romagna per una nuova stagione di politiche abitative.
- Programma per la Città Internazionale.
Reggio Emilia 2024-2029
Le priorità individuate dagli imprenditori
Indagine Unindustria Reggio Emilia: elezioni 2024 le priorità per le imprese
Nel mese di aprile 2024 Unindustria Reggio Emilia ha realizzato un sondaggio sul sentiment dei legali rappresentanti delle imprese associate in merito ai temi e alle priorità che dovrebbero caratterizzare la nuova legislatura.
Con l’intento di fornire ai candidati sindaco elementi utili allo sviluppo dei loro programmi il richiamato sondaggio si è focalizzato principalmente sui seguenti ambiti:
- Capitale umano e Innovazione;
- attrattività imprese e spazi per lo sviluppo;
- mobilità;
- riqualificazione della città;
- politiche abitative e sociali.
Dall’indagine emerge la chiara percezione che gli imprenditori hanno dell’importanza strategica del Capitale umano e dell’innovazione che, ai loro occhi, rappresentano, come mai in passato, due fattori imprescindibili per lo sviluppo dell’intero sistema socioeconomico reggiano.
Con riferimento al tema dello sviluppo dell’Ateneo a reti di sedi, l’88% delle imprese intervistate ritiene che Reggio Emilia debba diventare una “città universitaria”, agendo sulla pianificazione urbanistica delle sedi universitarie, garantendo connessioni, spazi e infrastrutture (alloggi per studenti, un’offerta culturale e di servizi pensata anche per i giovani) e non solamente una città che ospita dei corsi universitari.
Sempre in tema di rapporti con l’Università, circa l’80% dei rispondenti ritiene importante riequilibrare gli investimenti tra le sedi Unimore, di Modena e di Reggio Emilia, in termini di ripartizione delle risorse, di offerta formativa e di distribuzione dei servizi amministrativi.
L’innovazione è un fattore competitivo fondamentale nell’economia globale in quanto contribuisce a sostenere la competitività delle imprese.
Negli ultimi anni è cambiata la prassi dell’innovazione tradizionale: da un modello chiuso si è evoluta in un modello aperto.
Una realtà nella quale i protagonisti sono reti locali di attori, spesso chiamate “ecosistemi di innovazione”, che operano sinergicamente per lo sviluppo e l’introduzione di innovazioni sul mercato.
Coerentemente con questa visione, tre imprenditori su quattro ritengono importante sviluppare una sinergia pubblico-privata per rafforzare le diverse funzioni del Parco dell’Innovazione inteso non solo come un fatto urbanistico-immobiliare ma come vero e proprio asset territoriale indispensabile per promuovere e sostenere l’innovazione e il trasferimento tecnologico.
Per migliorare l’attrattività di Reggio Emilia, le imprese pensano che si debba agire su più fronti: snellire le procedure burocratiche funzionali alla realizzazione degli investimenti per l’ampliamento di attività economiche esistenti, ovvero gli insediamenti di nuove attività (78%), completamento “ad anello” delle tangenziali (67%), manutenzione periodica delle strade (63%), manutenzione periodica e riqualificazione delle aree industriali (53%), costituzione di comunità energetiche rinnovabili (45%), piano per la mobilità sostenibile (44%).
Tra le priorità che gli industriali reggiani ritengono assolutamente indispensabili la riqualificazione della città di Reggio Emilia con particolare attenzione al centro storico. In questo ambito, al primo posto viene indicata la necessità di sviluppare politiche volte al ripopolamento delle attività commerciali al fine di prevenire la desertificazione e il degrado (86%).
Segue per importanza il tema della sicurezza. In tale ambito emerge una elevata preoccupazione per la crescita della microcriminalità e delle cosiddette baby gang (60%).
La questione abitativa si conferma come un aspetto rilevante per il capoluogo: tocca, infatti, quote crescenti di giovani – studenti e non – e di lavoratori.
L’abitazione è uno degli elementi fondamentali per accogliere e trattenere famiglie, giovani (e imprese) che vogliono lavorare o insediarsi nella nostra città (78%).
Altrettanto prioritari risultano il potenziamento e l’accessibilità del servizio educativo 0-6 anni (80%) attraverso una revisione delle politiche tariffarie e un ampliamento dell’offerta che attualmente è insufficiente per rispondere alla domanda degli abitanti.
Le esigenze segnalate dagli imprenditori
- Attrattività
- Agevolare le procedure burocratiche per ampliamenti e nuovi insediamenti produttivi.
- Riqualificare periodicamente e manutenere con regolarità le zone industriali.
- Promuovere le Comunità energetiche rinnovabili.
- Facilitare l’accesso ai servizi pubblici digitali.
- Valorizzare ulteriormente la Stazione AV con servizi, collegamenti, infrastrutture.
- Continuare ed estendere l’azione di rigenerazione e riqualificazione dell’Area Nord.
- Infrastrutture e mobilità
- Completare “ad anello” il sistema delle tangenziali.
- Completare la via Emilia-bis da Cella a Sant’Ilario d’Enza e il proseguo sul lato Est (Rubiera).
- Razionalizzare i passaggi a livello di attraversamento della via Emilia (all’Ospizio e all’Angelo).
- Attivare collegamenti veloci e ravvicinati tra stazione Mediopadana e stazione centrale.
- Migliorare la programmazione della manutenzione stradale.
- Migliorare e riorganizzare il trasporto pubblico locale e favorire progetti di mobilità sostenibile.
- Ribadire l’impegno assunto dal Comune nella realizzazione dell’uscita autostradale del complesso industriale Gavassa/Correggio.
- Rivalutare l’esecuzione dalla quarta corsia autostradale sull’A1 (Modena-Piacenza).
- Migliorare il collegamento Nord – Sud (Mantova – montagna).
- Politiche abitative e sociali
- Implementare politiche abitative a favore di famiglie, giovani, lavoratori, studenti e fasce deboli.
- “Riconvertire” edifici di proprietà pubblica per usi rispondenti alle nuove richieste di mercato.
- Sollecitare la Regione Emilia-Romagna affinché destini risorse economiche dedicate all’edilizia residenziale sociale.
- Potenziare l’offerta di asili nido – l’attuale grado di copertura sulla popolazione 0-3 anni è del 39% – e introdurre tariffe agevolate.
- Il contesto urbano
- Favorire l’apertura di nuovi servizi e attività commerciali di vicinato.
- Promuovere maggiormente iniziative ed eventi culturali che contribuiscano a rendere più viva e attrattiva la città, per giovani, famiglie e lavoratori.
- Adottare iniziative per garantire ai cittadini sicurezza, rispetto della legalità.
- Realizzare nuovi parcheggi per favorire l’accesso al centro storico.
- Ribadire il ruolo artistico della città, nei suoi aspetti culturali, storici e contemporanei.