REGGIO EMILIA – Il sistema, collaudato, a base di fatture per operazioni inesistenti, era emerso il giugno scorso, quando persone già coinvolte nell’operazione ‘Billions‘ erano finite al centro di una nuova inchiesta, denominata ‘Titano‘, giunta ora al suo secondo atto. A distanza di sei mesi, da quando è stata stroncata la rete di 44 società che emettevano false fatturazioni, Guardia di Finanza e Polizia di Stato hanno chiuso il cerchio su 37 società che ne traevano beneficio. Dalle indagini è risultato come ognuna di loro in media sia riuscita a far risultare costi mai sostenuti per un milione di euro.
Tra le figure di riferimento anche Antonio Sestito di Cadelbosco Sopra, gommista figlio di Dante condannato per l’omicidio di Salvatore Silipo avvenuto nell’officina di famiglia. Rivolgendosi a questo consorzio illecito con casa madre nel reggiano e contiguo alla criminalità organizzata, hanno frodato il fisco decine di aziende, sparse in sette regioni. Da Trento a Benevento, passando dal veronese, dal mantovano, da Giulianova in provincia di Teramo, dal livornese e da Milano oltre che Bergano Brescia e Como, sono state perquisite sia le sedi societarie che i rispettivi amministratori, per un totale di 41 persone quasi tutte incensurate.
Ed è stata data esecuzione a sequestri per 12 milioni di euro, pari al valore stimato dei profitti illecitamente ottenuti. I settori in cui operano oppure operavano le aziende vanno dal commercio all’ingrosso di imballaggi alle macchine per l’edilizia, l’abbigliamento, la distribuzione di software e computer.
Un arresto è stato eseguito a Gualtieri, non per reati fiscali ma per detenzione di droga ai fini di spaccio. Bussando alla porta di un imprenditore quarantenne, tra i destinatari di perquisizione, gli agenti si sono trovati di fronte a una coltivazione industriale di 70 piante di marijuana.
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