REGGIO EMILIA – Torniamo a parlare del video clip di musica trap girato a Reggio, con protagonisti decine di ragazzi giovanissimi. Al centro ci sono immagini esplicite sull’utilizzo di droga ma anche sullo spaccio. “Paradossalmente guardiamo questi ragazzi che comunicano un sacco ma non sono ascoltati. Una canzone di quel tipo, dal punto di vista del significato, cosa mi sta dicendo?” A parlare è Antonio Soda, educatore che, in via Turri, quartiere per antonomasia “difficile”, gestisce lo Spazio Raga, centro giovanile presente da 15 anni nella zona della stazione.
Sono tanti gli interrogativi suscitati dal testo e dalle immagini del videoclip del giovanissimo cantante reggiano Gani. E’ stato girato ad arte, ma quanto di reale c’è nelle riprese con protagonisti adolescenti, durante le quale spunta uno spinello, una pistola e si mostrano scene di narcotraffico? “In quel contesto preciso del video – spiega Soda – la droga è un simbolo preciso. E’ lo sballo, è l’esagerazione, è l’alzare sempre il limite. Sicuramente qualche sostanza gira tra i giovani, ma non lo scopriamo adesso”.
Un presidio come quello del centro di aggregazione di cui si occupa Soda, tenta di intercettare il disagio dei giovani e i comportamenti che possono sfociare nell’eccesso. “Si responsabilizzano i ragazzi a capire che c’è qualcosa che non funziona e che ci sono però altre strade – sottolinea – il disagio più grosso che vedo nei ragazzi è che sono immersi un contesto assolutamente commerciale, in un mondo dove tutto si può comprare, tutto ha un valore. Lo si vede anche nel video”.
Non a caso “Usciamo fuori a raddoppiare gli zeri” è uno dei versi della canzone, che ripropone stereotipi del trap, un sottogenere del rap, del quale dovrebbe conservare elementi quali la rabbia e la contestazione sociale. “Si tratta di forme di contestazione che io penso per i giovani siano per certi versi sacrosante. Certo vanno analizzate – conclude Antonio Soda -, ma se non contesta un giovane chi lo deve fare?”.
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