REGGIO EMILIA – “Abbiamo paura, stiamo morendo tutti”. Quest’uomo di origini nordafricane è uno dei disperati, senza tetto, che trovano abitualmente rifugio nella stazione ferroviaria e che riescono a sopravvivere anche grazie all’aiuto dell’associazione di volontariato La Nuova Luce che porta loro cibo e coperte.
Ed è stata proprio l’associazione che ha organizzato un momento di raccoglimento in memoria di Amrik Singh, il 41enne di nazionalità indiana deceduto dopo 12 giorni di agonia nella Rianimazione del Santa Maria Nuova dove era ricoverato a seguito dell’aggressione subita da un connazionale 26enne nella notte tra il 29 e il 30 dicembre sulla banchina del binario 1.
Fiori, fotografie, candele, a simboleggiare che in questo luogo, che negli ultimi 8 mesi è stato teatro di ben tre omicidi, l’umanità e la sensibilità resistono sia pure a fatica: “I ragazzi che vivono la stazione avevano bisogno di questo momento per condividere il loro dolore. E’ una fase di emergenza, i flussi sono sempre più consistenti” spiega Maria Diletto dell’associazione La Nuova Luce. Il connazionale accusato di avere provocato la morte della vittima si trova detenuto nel carcere di via Settembrini: il reato è di omicidio preterintenzionale.
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