REGGIO EMILIA – “I negozi sono di proprietà privata, nella quasi totalità, chi vuole aprire una attività deve pagare un affitto e in quell’incontro tra domanda e offerta si gioca molto della capacità di far partire o meno attività. Noi, nelle prime settimane dell’anno nuovo, metteremo fuori un bando a sostegno di nuove aperture di attività commerciali in centro storico. Spero che anche la Camera di commercio possa essere della partita insieme a noi. L’idea è quella di mettere a disposizione risorse e per la prima volta nella storia si tratta di risorse pubbliche a sostegno di iniziative private: daremo un incentivo alle Start Up, alle nuove aperture in centro storico come forma di sostegno al rilancio del commercio di vicinato”.
Quella del centro storico è una delle questioni che impegnerà l’amministrazione fino alla fine del mandato, che per il sindaco Luca Vecchi rappresenta la fine dell’esperienza da sindaco. A Buongiorno Reggio il bilancio di questi dieci anni: dalla RCF Arena alla riqualificazione delle piazze del centro e di via Guasco, dalla sede universitaria in seminario all’ammodernamento del palasport, anche passando attraverso l’emergenza pandemica.
“Dieci anni fa avevamo da pochissimo inaugurato la stazione dell’Alta Velocità: la discussione era se sarebbe stata o no una cattedrale nel deserto, avevamo lo stadio in un fallimento, l’area delle Reggiane in uno stato di totale degrado. Non avevamo completato le decisioni in materia di smaltimento dei rifiuti mentre oggi abbiamo un impianto importante a Gavassa. Avevamo l’università che aveva la metà degli studenti dei corsi di laurea di oggi. Non avevamo il Core e non immaginavamo di poter realizzare la tangenziale Nord. Tutti questi investimenti hanno cambiato in modo strutturale la città, l’hanno resa anche più complessa e anche più ricca di nuove contraddizioni e nuovi problemi da affrontare”.
Una novità è rappresentata dal passaggio dal primo gennaio della gestione dell’acqua da Ireti ad Arca, azienda che fa capo per il 60% ai Comuni reggiani e per il 40% alla stessa Ireti, esito del percorso avviato con il referendum del 2011 sui beni comuni: “Intanto la prospettiva a lungo termine non è quello di un incremento delle tariffe, è invece un consolidamento e una crescita dell’investimento sul sistema delle reti. Le reti, cioè gli acquedotti, sono di proprietà pubblica, a società al 60% è a controllo pubblico: è un modello unico in Italia che viene preso come ispirazione da altri comuni italiani. La sede della società sarà in comune e questo è un fatto simbolicamente molto significativo”.
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