REGGIO EMILIA – Tre sacerdoti del prestigio di don Daniele Simonazzi, don Emanuele Benatti e don Eugenio Morlini, sette diaconi, 24 soci del Gruppo Laico Missionario, associazioni come Pax Christi, cooperative sociali come L’Ovile, l’ex preside Vittorio Cenini, fino a pochi anni fa direttore dell’Ufficio scuola della Diocesi: tra i firmatari dell’appello al Vescovo Massimo Camisasca perché ritiri il piano urbanistico dell’area di fronte al Conad Le Querce, c’è un pezzo importante del mondo cattolico reggiano. La lettera aperta impegna il Vescovo su un terreno difficile per tutti: quello della corrispondenza tra le enunciazioni di principio e le azioni concrete. Nel caso specifico: c’è coerenza tra i messaggi episcopali che parlano di “custodia del Creato” e di tutela dell’ecosistema e un piano di urbanizzazione che non pare portare vantaggi alla comunità?
Il dilemma, naturalmente, vale per tutti, ma la Diocesi non è una società immobiliare, non è un soggetto imprenditoriale come un altro. Cosa potrebbe fare allora il Vescovo? Il piano convenzionato di via Francia fu presentato nel 2009 ed è stato approvato definitivamente nell’aprile 2014. Il Comune di Reggio non può bloccarlo, ma nulla vieta ai soggetti proponenti – se vogliono – di rinunciare all’edificabilità. La Diocesi di Reggio potrebbe insomma rinunciare alla parte di sua pertinenza: il sub-comparto verso via Inghilterra, con una superficie totale di 49.400 metri, su cui sono previste 6 palazzine, un lotto di 3.300 metri quadrati a destinazione commerciale e terziario e 4mila metri quadrati di parcheggi.
Naturalmente una rinuncia della Diocesi non comporterebbe uno stop al piano in sé, perché gli altri proprietari sarebbero liberi di realizzare i rispettivi sub-comparti, ma l’impatto complessivo sarebbe ridimensionato.
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